​L'intelligenza emotiva, il primo passo verso il successo professionale

L'intelligenza emotiva, il primo passo verso il successo professionale
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Martedì 31 Ottobre 2017, 19:34
Prima c’erano le soft skills, le competenze trasversali necessarie per farsi largo nel mondo del lavoro, oggi la nuova frontiera per i professionisti di domani è l’intelligenza emotiva, ovvero quel tipo di intelligenza nella quale acquista valore il saper riconoscere le emozioni, utilizzarle nei processi di pensiero, gestire stati emotivi nella vita individuale e nei rapporti con gli altri, accrescere la consapevolezza di sé.

A render noto come l’intelligenza emotiva sia fondamentale nell’ottica di diventare adulti in grado di inserirsi in maniera fattiva e vincente nel mondo del lavoro,  la ricerca “L’esperienza scolastica all’estero e lo sviluppo dell’intelligenza emotiva” commissionata da Youth For Understanding Italia e realizzata dalla Luiss Business School su di un campione di oltre 1500 studenti tra i 14 e i 18 anni.

L’intelligenza emotiva parimenti al “sapere”  può essere allenata lasciandosi sorprendere e appassionandosi alla vita, si legge nello studio, è quindi fondamentale iniziare ad allenarla negli studenti. Come? Cercando di non evitargli le difficoltà e i conflitti, ma insegnandogli come gestire e affrontare situazioni difficili, promuovere la flessibilità.

Insieme a Paolo Boccardelli, Direttore LUISS Business School, e a Sebastiano Angelico, Direttore Nazionale Youth for Understanding, ne hanno discusso, in occasione della presentazione della ricerca, diverse figure istituzionali del mondo della ricerca e delle imprese. Tra loro Caterina Spezzano, Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione, MIUR; la deputata del PD Lorenza Bonaccorsi; la deputata FI – Pdl Annagrazia Calabria; Sergio Astori, Psichiatra e Psicoterapeuta, Professore Università Cattolica di Milano; Veronica Rocca, Psicologa Psicoterapeuta, Associazione "Psicologi per i popoli nel mondo", Claudio Gentili, Vicedirettore per il Capitale Umano, Confindustria ma anche Emiliano Maria Cappuccitti, HR Director Coca Cola; Alice Petralito, City General Manager, Hostmaker.

L’esperienza di studio all’estero è il primo imprinting verso questo cambiamento soprattutto perché, come sottolinea il professor Sergio Astori psichiatra e psicoterapeuta che ha contribuito allo studio, “si tratta di un’opportunità di vita nella quale si mettono in gioco competenze socio-emotive legate al rileggersi dal di fuori in una condizione di sospensione temporanea del contatto con l’ambiente familiare, sociale e scolastico già noto”.
“Un’esperienza di studio all’estero pone i ragazzi di fronte la necessità di cambiare abitudini e rispondere a situazioni nuove e impreviste” ha sottolineato Sebastiano Angelico Direttore Nazionale di YFU. “In queste occasioni la flessibilità aumenta, garantendo la possibilità di adattarsi a circostanze nuove, nuove modalità linguistiche, la convivenza con nuove persone appartenenti a cultura con valori e stili di vita diversi e talvolta distanti. Flessibilità che, in epoca moderna, può esser letta come tolleranza”.

Cinque gli aspetti relativi al quoziente emotivo (QE) presi in analisi dalla ricerca e valutati alla partenza e al rientro dei ragazzi dalla loro esperienza di formazione: il QE intrapersonale (riferito all’autoconsapevolezza), il QE interpersonale (riferito al relazionarsi con l’altro), il QE adattabilità, il QE gestione dello stress, il QE umore generale. I punteggi osservati hanno mostrato un segno positivo su ciascuno degli aspetti.

Viaggi-studio che, differenti per destinazione ed esperienze, comportano un diverso grado di indipendenza: i ragazzi che hanno vissuto l’esperienza in paesi culturalmente più vicini all’Italia – Europa, Usa, Canada – hanno mostrato un punteggio più alto nella capacità di essere autonomi, indipendenza che cresce ancor più nei ragazzi che hanno scelto di trascorrere l’esperienza all’interno di una famiglia piuttosto che in un college. 
Si tratta quindi di acquisire, insieme alla competenze razionali, quelle socio emotive: la fiducia in se stessi, l’adattamento al cambiamento, il tollerare lo stress. Esperienza che lega a doppio filo l’autoconsapevolezza alla capacità di essere ottimisti.
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