Spiega così, Vito Frugis, sessuologo clinico esperto di coppia, il pepotente ingresso nelle cause di divorzio delel liti e dei tradimenti legati alla Rete, come denunciano gli avvocati.
«I legali - aggiunge Frugis - dal loro punto di vista, vedono le contestazioni dei clienti. Sentono le lamentele del marito o della moglie che accusa il partner di stare ore di fronte allo schermo, o di aver conosciuto altre persone on line». Sui social network, dunque, si cerca un modo per risolvere il disagio o epr trovare una via d'uscita.
Facebook, secondo il sessuologo, è un terapeuta dimezzato che fa il lavoro a metà. Le conversazioni virtuali rappresentano il luogo dove si proiettano le proprie ansie, i propri bisogni e le proprie paure. «Ma mentre il compito del terapeuta è quello di aiutare a rielaborare il tutto e a trovare un riscontro nel reale, con il social ci si ferma ad una proiezione virtuale. E tutto resta come era».
Non a caso le coppie che si formano on line raramente funzionano: si ripropongono gli stessi problemi che si avevano con i partner precedenti perché, tendenzialmente, non si sono risolte le proprie difficoltà. «Tra i miei pazienti con età tra i 30 e i 45 anni il 25% delle coppie si sono formate proprio in Rete. Una soluzione facile che consente dic ercare conforto senza mettere in discussione se stessi, senza dover necessariamente fare sforzi per costruire relazioni vere. L'altro è idelizzato. La nascita dei rapporti tra le perrsone è più complesso, carico di sfumature e di atnti elementi che non si posso controllare on line. Come l'attrazione, gli sguardi o l'odore».
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