Gemelli: scoperto antidoto contro il "fungo killer", infezione mortale per anziani e pazienti con sistema immunitario compromesso

Gemelli: scoperto antidoto contro il "fungo killer", infezione mortale per anziani e pazienti con sistema immunitario compromesso
di Alessandro Tittozzi
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Venerdì 26 Febbraio 2016, 15:53 - Ultimo aggiornamento: 29 Febbraio, 12:19
Colpisce soprattutto gli anziani e i soggetti sottoposti ad interventi chirurgici e se l’infezione si diffonde rapidamente in tutto l’organismo, 4 pazienti su 10 possono perdere la vita. Sono gli effetti devastanti della candida glabrata, il cosiddetto “fungo killer”, resistente ai farmaci e deleterio per le persone con il sistema immunitario compromesso. Ma da qualche giorno questa patologia  può essere combattuta e sconfitta grazie ad un antidoto scoperto dai ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico A. Gemelli di Roma, insieme a colleghi della Harvard University di Boston e del Policlinico Universitario di Losanna.  

Si tratta di una molecola battezzata col nome di “iKix1” e isolata da una libreria molecolare di 140 mila sostanze. La scoperta si deve al gruppo di ricerca del professor Maurizio Sanguinetti, direttore dell’Istituto di Microbiologia e Virologia dell’Università Cattolica di Roma, e al suo team (Riccardo Torelli e Brunella Posteraro), insieme ai gruppi di ricerca degli altri due atenei.

Le infezioni da candida glabrata colpiscono soprattutto pazienti immunodepressi, sottoposti a importanti interventi chirurgici e anziani. Le infezioni sono sistemiche (sepsi), ovvero interessano tutto l’organismo, coinvolgendo i diversi organi e tessuti, e hanno una mortalità del 40%. Non a caso l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha considerato le infezioni da lieviti resistenti ai farmaci una delle minacce crescenti in ambito sanitario. L’elevata mortalità di queste infezioni è legata non solo alla virulenza del fungo, ma soprattutto alla sua particolare propensione a diventare resistente agli 'azoli', i farmaci antifungini più comunemente usati per trattare queste infezioni.

"Come precedentemente dimostrato dal nostro gruppo di ricerca- ha spiegato il professor Sanguinetti - la presenza di tali mutazioni determina contemporaneamente anche un aumento della virulenza stessa del microrganismo e quindi una sua maggiore capacità di causare malattia. È chiaro quindi che il prodotto proteico del gene 'PDR1' rappresenta un interessante bersaglio da colpire per mettere a punto nuovi approcci terapeutici non convenzionali”. "L’obiettivo dello studio –ha proseguito Sanguinetti- è stato identificare, attraverso lo screening di più di 140 mila diverse molecole, una sostanza in grado di bloccare l’attività di PDR1, in modo da rendere i microrganismi nuovamente sensibili agli azoli e allo stesso tempo anche meno virulenti".

“In particolare – ha aggiunto il professor Sanguinetti - è stato identificato dal team di Harvard un composto, denominato iKix1, in grado di legarsi stabilmente al regolatore PDR1, come dimostrato attraverso l’osservazione con la risonanza magnetica nucleare ad alta risoluzione”. Gli scienziati hanno visto che iKix1 è in grado di agire in provetta, annullando la resistenza ai farmaci, ma soprattutto in vivo su animali, riducendo la gravità della malattia.
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