Nomofobia, l'incubo di una vita senza rete

Nomofobia, l'incubo di una vita senza rete
di Carla Massi
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Giovedì 2 Aprile 2015, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 00:15
Le vacanze di Pasqua o i fine settimana sono i periodi migliori per cominciare ad allenarsi. Per staccare la spina dei tablet come dei cellulari. E vedere l’effetto che fa. Un esercizio che mette a dura prova l’ansia ed è capace perfino di innescare indomabili attacchi di panico.

Così, gli psichiatri si ritrovano nelle vesti di coach, e per placare le paure da “disconnessione”, invitano non pochi pazienti ad esercitarsi stando qualche ora (meglio mezza giornata) lontani dal telefonino. Una sorta di riabilitazione in grado, anche a lungo termine, di far ritrovare confidenza con la solitudine, a “disintossicarsi” dalla mania di controllo e il timore di essere abbandonati.

Un’autentica fobia, stigmatizzano gli psichiatri che si sono trovati a discutere di questa dipendenza anche a Vienna nei giorni scorsi durante il Congresso europeo degli specialisti, ormai entrata a far parte del vecchio catalogo delle manie umane. Parliamo di nomofobia, abbreviazione di no-mobile, no-cellulare, che designa la paura incontrollata di rimanere sconnessi, dal 2015 entrata nel vocabolario Zingarelli insieme a “selfie”.

LE RICERCHE

Un fenomeno talmente in crescita quello della nomofobia che sta diventando oggetto di ricerche in diverse università del mondo. L’ultimo lavoro è dell’ateneo del Missouri e pubblicato sulla rivista scientifica “Science Daily”, il coordinatore Russel Clayton ha dato questo titolo allo studio: “Qual è l’impatto della separazione dall’iPhone sull’aspetto cognitivo e psicologico”.

Risultato: quando il campione sottoposto all’esperimento si è separato dal cellulare l’ansia è aumentata, come la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. Dal punto di vista psicologico non mancano le descrizioni di uomini e donne che hanno trovato ogni possibile e impensabile scusa pur di non spegnere l’iPhone.

«Perché stupirsi? Ormai il cellulare è diventato una sorte di protesi - spiega Federico Tonioni psichiatra del Day hospital al Policlinico Gemelli di Roma esperto in dipendenza da rete - la separazione può scatenare un autentico dolore. All’umore, in particolare. Si tratta di un oggetto così tanto personalizzato che lo spegnere può equivalere a un’amputazione vera e propria. L’ansia scatta perché non si è più capaci di stare soli e neppure di attendere. Da qui, la compulsività a controllare, verificare che non siamo stati abbandonati, che ci siamo». Nasce da questo disagio sempre più frequente il consiglio di fare delle prove, di esercitarsi nei giorni in cui lo stress da lavoro è meno pressante.



IL TRAINING

Tonioni propone di uscire senza cellulare per due-tre ore, di tenerlo spento per un pomeriggio intero la domenica. «All’inizio è dura per molti - aggiunge - ma poi ci si accorge che, a parte situazioni particolari, non succede nulla. E si è in grado di sedare l’ansia e di convivere benino con la propria singolarità. Anche se è sempre più raro che gli adulti riescano a stare soli e non siano aggrediti dalle paure. Si è persa, così, una vecchia compagna: la fantasia, il riuscire a essere creativi senza persone vere o virtuali accanto».



NO WI-FI

Se, da soli, non si riesce a bloccare la fobia stando con il cellulare in tasca spento è sempre possibile andare alla ricerca di luoghi dove il relax è “disconnesso”.

Posti, dal convento in Umbria o in Veneto alla locanda in Emilia Romagna fino alle alte vie delle Dolomiti. Niente wi-fi da Eremito, a una trentina di chilometri da Orvieto, dove si dorme nelle celle che erano dei frati e si cerca solo silenzio. Si deve consegnare il cellulare alla reception nel b&B ecologico nel riminese “Sasso Erminia” mentre a Venezia all’Isola di San Francesco del deserto, la piccola comunità di monaci, ha bandito la tecnologia. Le Dolomiti offrono le alte vie per vivere lontani dalla rete e stare in pace: c’è il trekking no wi-fi da Sappada a Vittorio Veneto ma anche la via n 6, quella “Dei silenzi”.

Cammino e solitudine oppure cammino e comunicazione con chi è accanto. In Europa sono oltre duecento gli alberghi che hanno scelto la politica del cellulare spento, appartengono alla catena “Relais du silence”. Meno di venti sono in Italia.
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