Draghi, affondo di Salvini: «Promesse tradite sul Fisco». Il gelo di FdI, tiepido il Pd

La partita per la successione di Von der Leyen. Forza Italia possibilista sull'ex premier

Draghi, affondo di Salvini: «Promesse tradite sul Fisco». Il gelo di FdI, tiepido il Pd
di Mario Ajello
4 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Aprile 2024, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 10:55

Fuori dall'Italia, il tema Draghi non è una top news. Qui in Italia, invece, l'eventuale ascesa dell'ex premier a una delle due poltrone del vertice comunitario - presidenza della Commissione o Presidenza del Consiglio Ue - è argomento molto croccante. Se ne parla e se ne parla eccome, tra chi è più scettico e chi più aperturista. Come per esempio Licia Ronzulli ieri sera a Porta a Porta, che considera la carta Draghi spendibile ma allo stesso tempo - e l'esponente di Forza Italia non è l'unica - è ormai da giorni che nei palazzi romani, anche quelli di sinistra, Circola l'ipotesi Antonio Tajani come successore di von der Leyen. Il che sarebbe, dopo la presidenza della commissione con Romano Prodi, un ritorno dell'Italia alla testa del governo comunitario e certamente il ministro degli Esteri e leader azzurro ha il know how per un incarico del genere essendo stato presidente del Parlamento europeo, conoscendo tutti a Bruxelles ea Strasburgo, e nelle varie cancellerie, e per di più è uno dei politici più influenti nel Ppe.

Quanto a Draghi, ci si chiede nei partiti: non è che stavolta finisce come finì l’altra volta, quando SuperMario doveva diventare Capo dello Stato ma poi non ce la fece? Ogni partita è diversa dall’altra. E tutte le partite sono difficili. Tommaso Foti, capogruppo FdI alla Camera, la mette così: «Attenzione a chi entra papa e esce cardinale».

E ancora: «Personalmente, ritengo che questa operazione di continuare a costruire un percorso politico sui giornali per Draghi sia solo negativa. I vari partiti europei hanno i loro candidati». Non c’è comunque nulla di definitivo tra i nì, i sì e i no che fioccano sulla, non facilissima, possibilità Draghi. La questione si è aperta. E, come si diceva a proposito di Tajani, le soluzioni dopo il voto di giugno saranno svariate e tutte ovviamente legate ai risultati nelle urne.

Per quanto riguarda FdI, va ricordato che Meloni ebbe un atteggiamento positivo quando si profilò all’inizio del 2022 la candidatura di Draghi per il Colle. Poi le cose sono andate come sono andate ma Giorgia non si mise mai di traverso rispetto alla corsa che Draghi tentò di fare da Palazzo Chigi al Quirinale. Salvini, che con la Lega sostenne al contrario di FdI l’esecutivo Draghi, adesso è il più duro contro l’ipotesi europea dell’ex premier. Non è un caso che le anticipazioni del suo prossimo libro («Controvento», in uscita il 20 aprile) siano state diffuse proprio in queste ore. «Draghi da premier promise ma non fece niente sul fisco», scrive Salvini. E ancora: «Al di là della cortesia dei primi approcci per fare il governo, Draghi scelse di non condividere con i partiti nemmeno la scelta dei ministri». «Ricordo un ultimo incontro con Draghi - incalza Salvini - in cui sondava la disponibilità della Lega e del centrodestra alla sua ascesa al Colle. Alla mia domanda diretta, “in caso di elezione che cosa ne sarà del governo?”, la risposta non arrivò. O meglio ci fu un: ne parleremo dopo...». Addirittura «non parlò più con nessun parlamentare grillino - ha detto l’altra sera Beppe Grillo durante un suo spettacolo - e neppure li salutava più, quando Draghi seppe della nostra indisponibilità a portarlo al Quirinale».

 

LE CHANCE

Il forzista Gasparri la pensa così: «Draghi alla guida della commissione Ue? Se si iscrivesse al Ppe...». Ovvero: Draghi è un tecnico e il primo partito europeo, i popolari, rivendicano la presidenza Ue per un proprio esponente, Ursula o non Ursula. Chi è fortemente per Draghi, sull’onda di Macron, sono gli italo-macroniani Renzi e Calenda, almeno in questo uniti. E il Pd? Fare caso a questo particolare: chi in queste ore parla di Draghi elogia i contenuti iper-europeisti del suo studio sulla competitività, evitando di accennare alle sue cariche possibili o impossibili. E questo è forse, almeno per una parte del Pd, un modo per proteggerne l’eventuale corsa e insieme per non indebolire lo spitzenkandidat che il Pse ha già scelto ed è Nicolas Schmit? Gentiloni: «Bene Draghi sulla competitività». Gualtieri: «Draghi è una grande personalità e le sue idee sono significative». Il Nazareno tace, e del resto tifare per euro-Draghi metterebbe un’altra mina, e ce ne sono già tante, nel rapporto tra dem e stellati.

Con la sua solita prudenza, il leghista Zaia prova a mettere la questione sui binari del realismo: «L’iniziativa spetta al governo, quindi non mi permetto di parlare di Draghi in Ue». Tutti gli altri ne parlano, e poi si vedrà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA