Aids, in Italia undici infettati al giorno: il pericolo non è passato

Aids, in Italia undici infettati al giorno: il pericolo non è passato
di Carla Massi
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Lunedì 1 Dicembre 2014, 06:07 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 00:43

ROMA Centoquarantamila persone sieropositive, quattromila nuove infezioni ogni anno, undici al giorno. Tre dati “raccontano” l'infezione da Hiv in Italia.
Oggi che è la Giornata mondiale contro l'Aids. Numeri alti. Troppo alti, dicono gli epidemiologi, per un paese Ue. Tanto che l'Italia, con mille morti all'anno, è al primo posto, nell'Europa occidentale, per numero di persone che si sono infettate.

I FARMACI
E il futuro prossimo venturo non annuncia notizie più confortanti. Perché non si fanno campagne di informazione tra i giovani, accusano le associazioni di volontari come la Lila e gli infettivologi. Perché la possibilità di cronicizzare la malattia, quindi di conviverci con il sostegno dei farmaci, ha fatto ormai credere che l'infezione non è più rischiosa come qualche anno fa. E, invece, non è vero. Convivere con la malattia non significa cancellare la malattia né, tantomeno, limitare il contagio.
Un esempio è Roma: il trend delle infezioni da Hiv è in crescita, negli ultimi 4 anni è salito +120%. Si è passati dai 503 del 2010, come fa sapere il Centro di solidarietà di Don Mario Picchi, agli oltre 1106 nel 2014.

LA PREVENZIONE
«Per fronteggiare questa malattia - spiega Roberto Mineo, presidente del Ceis di don Picchi - non basta più il sostegno del mondo medico ma occorre un impegno diretto per informare. Negli ultimi anni è stata ridotta la politica della prevenzione che ha portato ad innalzarsi il numero dei rapporti promiscui e non protetti».
Rapporti che riguardano, ormai, eterosessuali ed omosessuali più o meno nello stesso modo. Da noi l'80% delle nuove diagnosi è dovuto a trasmissione sessuale.
«Più che parlare di categorie a rischio - a parlare è Andrea Antinori infettivologo all'ospedale Spallanzani di Roma - è bene che chiunque sia sessualmente attivo sia responsabile, soprattutto chi ha comportamenti improntati alla non protezione».
Chi rischia di più sono i ragazzi fin o a 19 anni. Come conferma una ricerca di Skuola.net. Dicono di sapere tutto, assicurano di essere molto preparati in materia ma nel momento in cui vengono fatte domande più precise sulla trasmissione del virus e sulle abitudini da tenere per proteggersi le risposte rivelano un'ignoranza preoccupante. Uno su sei ammette di avere rapporti senza precauzioni e uno su quattro è certo che si tratti di un'infezione guaribile. «
Tendenzialmente sono i giovani con meno di trenta anni ad avere le conoscenze meno accurate - commenta Alessandra Cerioli, presidente della Lega per la lotta all'Aids - e una visione delle conseguenze dell'Hiv ancora più negativa di quello che è in realtà». Una realtà fatta da 95mila persone seguite dal servizio pubblico. Delle quali, 60mila in terapia con antiretrovirali (una spesa che oscilla dai 7mila ai 12mila euro a persona ogni anno).

I PAESI DELL'EST
In tutto il mondo quasi 13 milioni di persone sono in cura, ma solo un terzo dei 35milioni di malati che ne avrebbero bisogno. Mei paesi a medio e basso reddito è particolarmente grave la situazione dei bambini, di cui solo il 25% riceve la terapia. A preoccupare sono soprattutto i paesi dell'Est, con la Russia in testa, dove i casi sono in forte aumento. Circa l'80% rispetto al 2004. Nel paese ci sono numeri paragonabili al Sud Africa.
Una previsione dell'Oms: il 2030 potrebbe essere l'anno delle “infezioni zero”.

L'anno, cioè, in cui finirà l'epidemia.