Ovvero il rischio di complicanze gravi che spesso si presentano dopo i trapianti di midollo osseo.
Il metodo si chiama `Graft versus host disease´ (Gvhd) e significa letteralmente lotta contro la patologia dell’ospite e ha già ottenuto grossi risultati. La mortalità post-trapianto è infatti scesa dal 68% al 32%.
Nello studio di portata internazionale i tre scienziati, con la Bonifazi in testa, hanno evidenziato un’ipotesi di grande impatto clinico. Ovvero che l’aggiunta di un siero contro i linfociti (detto Atg) al regime standard di preparazione al trapianto riesca a ridurre in maniera concreta la possibilità di temibili complicanze. Soprattutto senza che questa modifica influenzi in alcun modo l’efficacia dell’operazione o ne pregiudichi i risultati.
La ricerca ha preso in esame 161 pazienti con leucemia acuta che avevano utilizzato questo metodo prima del trapianto da cellule staminali emopoietiche da cellule staminali periferiche. Rimanendo in osservazione per un lasso di tempo di due anni, si è dimostrata la diminuzione delle complicanze che si sono quasi dimezzate. Insieme all’aumento della speranza nel futuro per tanti malati.
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