Ecco Liftware, il cucchiaio di Google per chi ha il morbo di Parkinson

Ecco Liftware, il cucchiaio di Google per chi ha il morbo di Parkinson
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Venerdì 28 Novembre 2014, 20:50 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 13:24

​Una speranza per i malati di Parkinson: non è un farmaco di ultima generazione o una nuova scoperta scientifica, che aprirebbe la strada alla sconfitta di una delle più gravi malattie neurodegenerative. Si tratta di un semplice cucchiaio che consente a coloro che ne sono affetti di ridurre il tremore della mano, permettendo maggiore autonomia durante i pasti.


Lo ha ideato Liftlabs, un’azienda acquisita da Google a settembre, specializzata nella realizzazione di prodotti ad alta tecnologia. A vederlo, il cucchiaio non sembra molto diverso da quelli in plastica che si potrebbero trovare nelle cucine in miniatura per bambine. Ma, al suo interno, nasconde un sistema di sensori direttamente connessi al dispositivo che neutralizza il tremore: i sensori, infatti, servono a captare i movimenti convulsi della mano, tipico sintomo del morbo di Parkinson; il microchip, a cui vengono trasmessi, li “passa in rassegna”; il meccanismo interno, infine, li annulla. Si è calcolata una riduzione di circa il 76% del tremore e delle sue varie conseguenze: dallo sporcarsi al perdere parti di cibo nel passaggio dal piatto alla bocca.

La Liftlabs ha annunciato la vendita dell’innovativo cucchiaio a partire da lunedì, al prezzo di 295 dollari (235 euro). Negli Stati Uniti i malati di Parkinson sono un milione, in tutto il mondo 220; di questi, ben 10 milioni patiscono le sofferenze dei tremori. Anche la madre di Sergey Brin, uno dei due fondatori di Google, è affetta da questa malattia e lo stesso Brin è consapevole di avere una predisposizione genetica a svilupparla. Per questo, due anni fa, ha donato 50 milioni di dollari alla ricerca scientifica contro il morbo. L’equipe guidata da Anupam Pathak ha messo a punto lo speciale cucchiaio negli stessi laboratori in cui sono stati realizzati anche i Google glass. Ed è proprio Pathak a esprimere tutto l’entusiasmo per il successo di questa piccola, utile invenzione: «Siamo in quattro, come qualsiasi altra start-up di San Francisco. Lavorare nel campus ci ha fatto sentire molto più creativi, mettendo a frutto le nostre idee nella maniera più proficua possibile. Se costruisci qualcosa con le tue mani, e vedi che ha un impatto, che funziona, la sensazione è indescrivibile».

Katelin Jabbari, portavoce del colosso di Mountain View, commenta soddisfatta: «Con questa innovazione, vogliamo rendere più semplice la vita ai malati. L’obiettivo di lungo termine è quello di capire come colpisce il morbo e in quali differenti forme alleviarne gli effetti».

Nelle sue parole c’è anche spazio per le coincidenze non casuali: «Abbiamo deciso di annunciare la vendita proprio questa settimana, quando si avvicina il periodo natalizio: le festività sono piene di cene di famiglia, che potrebbero mettere in difficoltà molta gente, soprattutto mangiando. Desideriamo far rilassare un po’ tutti».

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