«Non lavi bene i piatti». E giù botte e minacce di morte alla moglie: condannato

Il tribunale penale di Perugia
di Egle Priolo
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Venerdì 5 Aprile 2024, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 08:28

PERUGIA - «La casa fa schifo. Tu fai schifo. Guarda i piatti nel lavandino, nemmeno li hai lavati». E giù botte. Botte, insulti e minacce. Anche di morte. Per questo ieri il giudice Elisabetta Massini ha condannato a un anno e quattro mesi di reclusione un uomo di 48 anni, accusato di maltrattamenti in famiglia. Contro la moglie e anche davanti al figlio piccolo, che per anni, dal 2018 al 2022, ha dovuto assistere alle sfuriate del padre. Arrivato a picchiare la donna, all'epoca dei fatti 25enne, anche solo perché non lavava i piatti.

Una storia terribile di violenze, con la donna da tempo al sicuro in una struttura protetta dall'indirizzo sconosciuto all'uomo, che già prima della condanna era stato raggiunto da un divieto di avvicinamento con tanto di braccialetto elettronico. Per lui, inoltre, responsabilità genitoriale sospesa e solo incontri protetti con il bambino, rimasto con la mamma. Che a un certo punto, sfinita dalla violenza e dalla paura, si è rivolta ai Servizi sociali di Villa Pitignano che l'hanno indirizzata al Centro antiviolenza di Perugia Catia Doriana Bellini, dove ha trovato l'aiuto di cui aveva disperato bisogno.
L'uomo, originario della Sicilia, e lei, proveniente dalla Nigeria, si erano conosciuti tramite un sito, quando la donna era in un centro di prima accoglienza, scappata dal suo paese.

Era nato un affetto e poi l'amore, diventato però presto terrore. «Ti ammazzo, ti taglio a pezzetti come fanno in Sicilia, ti metto dentro un sacco e nessuno ti troverà». E ancora: «Se anche vado in prigione quando esco vengo a cercarti per ucciderti... Ti cavo gli occhi. Dai, chiama i carabinieri, davanti a loro ti spacco la testa al muro, almeno m'arrestano per bene». Questo il tenore delle minacce subite per anni e che la donna ha avuto la prontezza di registrare, tanto da diventare – una volta considerate genuine e attendibili – prova nel processo contro il 48enne. Che, assistito dall'avvocato Antonio Cozza, ha provato a difendersi dalle accuse del pm Giampaolo Mocetti: in aula, infatti, sono state addirittura mostrate le foto di quei famosi piatti sporchi, con tanto di spiegazioni sulla necessità di igiene e ambiente salubre per un bambino così piccolo (all'epoca, nemmeno 3 anni). Ma le sue motivazioni non sono evidentemente bastate al giudice, che ha stabilito a suo carico anche il pagamento di una provvisionale di 25mila euro per la donna, assistita dall'avvocato Paola Pasinato, e di 10mila per il bambino. Entrambi potranno adesso provare a rifarsi una vita, lontani da urla e violenza.

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