Papa Francesco alle Guardie Svizzere: «Nel tempo libero scoprite le bellezze di Roma, non state soli col telefonino»

Papa Francesco alle Guardie Svizzere: «Nel tempo libero scoprite le bellezze di Roma, non state soli col telefonino»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 6 Maggio 2024, 11:27

Agli inizi del pontificato Papa Francesco quando di mattina presto usciva dalla sua stanza a Santa Marta e si ritrovava davanti alla porta due svizzeri con l'alabarda e l'elmo che avevano montato la guardia tutta la notte, si preoccupava per loro pregandoli di prendere una seggiola per non stancarsi anche se loro naturalmente declinavano l'offerta. A distanza di undici anni lo spirito paterno di Bergoglio verso i giovani militari che prestano servizio per due anni in Vaticano resta intatto: stamattina incontrando le Guardie Svizzere, in occasione del giuramento delle nuove reclute nel Cortile di San Damaso, si è interessato al loro stato d'animo e al loro benessere complessivo. Fatti salvi gli impegni e i ritmi ai ragazzi è stato suggerito di sfruttare il tempo libero che hanno per andare a scoprire le bellezze di Roma, conoscere il Colosseo, piazza di Spagna e la Fontana di Trevi e non restare in caserma attaccati ai telefonini. 

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«A proposito della dimensione relazionale, vi esorto a coltivare attivamente e intensamente la vita comunitaria.

Oggi è diffusa tra i giovani l'abitudine di trascorrere il tempo libero da soli con il computer o il telefonino. Pertanto dico anche a voi, giovani Guardie: andate controcorrente! È meglio utilizzare il tempo libero per attività comuni, per conoscere Roma, per momenti di fraternità in cui raccontarsi e condividere. Queste esperienze costruiscono dentro e vi accompagneranno per tutta la vita». 

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Il Papa ha fatto cenno anche alla nuova costosa caserma che dovrebbe sorgere al posto di quella attuale perché ormai vecchia e inadatta ad ospitare tante persone. Un progetto più volte contrastato per i costi anche se in Svizzera è partito una raccolta di fondi per arrivare a raggiungere gli oltre 50 milioni preventivati. «Attualmente è in fase di progettazione» e «dovrebbe dare un importante contributo al ricongiungimento delle Guardie e delle loro famiglie, che attualmente sono costrette a vivere un pò disperse per mancanza di spazio, e così anche al sostegno e al rafforzamento di questo legame e del senso di famiglia all'interno del Corpo». Il Pontefice ha infine rivolto il suo ringraziamento: «Questo giorno giunge per me sempre atteso e gradito, perché mi offre l'occasione di esprimere pubblicamente il mio grazie per la presenza e il servizio della Guardia Svizzera. Prima di tutto per la presenza: una presenza che si distingue per la qualità, per lo stile gentile, attento, scrupoloso. E naturalmente poi per il servizio quotidiano, sempre generoso e solerte».

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L'esercito del Papa, il più piccolo del mondo, si occupa della vigilanza, della sicurezza e della protezione del Pontefice all'interno del Palazzo Apostolico e durante i suoi viaggi, oltre che dei servizi d'onore durante le udienze e i ricevimenti. La Guardia svizzera presiede, congiuntamente con il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, alle cerimonie nella basilica di San Pietro e nell'aula Paolo VI; si occupa inoltre del controllo degli accessi in Vaticano e, durante la sede vacante, della protezione del collegio cardinalizio. Ha una antica tradizione: la sua nascita viene fatta risalire al 1506, quando arrivarono i primi Svizzeri su richiesta di Papa Giulio II. Il 22 gennaio 1506 è la data ufficiale della fondazione, il giorno il quale 150 Svizzeri dal Canton Uri entrarono, sotto il Comando del Capitano Kaspar von Silenen, dalla “Porta del Popolo” per la prima volta nel Vaticano e furono benedetti dal papa Giulio II. Con la nascita nel 1929 dello Stato Vaticano le Guardie svizzere divennero la milizia ufficiale del nuovo Stato. Durante la Seconda guerra mondiale papa Pio XII ampliò temporaneamente il corpo delle guardie svizzere che fu portato a oltre 300 effettivi, sia per dare rifugio ai molti sfollati sia per dare una maggiore stabilità alla Città del Vaticano. Il il 6 maggio 1527 le guardie svizzere parteciparono alla battaglia contro le milizie di Carlo V (il cosiddetto Sacco di Roma), permettendo con il loro sacrificio a papa Clemente VII di avere salva la vita. Dei 189 svizzeri se ne salvarono solo quarantadue, cioè quelli che all'ultimo momento avevano accompagnato Clemente VII nella fuga lungo il Passetto di Borgo, il passaggio che collega il Vaticano a Castel Sant'Angelo.

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