Parco d’Abruzzo, dar da mangiare agli orsetti: c’è chi dice sì

Parco d’Abruzzo, dar da mangiare agli orsetti: c’è chi dice sì
di Sonia Paglia
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Giovedì 9 Maggio 2024, 08:15

Il presidente della Società italiana per la storia della fauna, Corradino Guacci, interviene sulla questione sollevata dal Parco d’Abruzzo sul dar da mangiare ai giovani orsi, figli di Amarena, oggetto d’indagine, da parte dei carabinieri forestali. In una nota inviata al Ministro dell’Ambiente e ad altri enti, Guacci non si dice contrario e ripercorre le varie tappe sulle attività di “alimentazione supplementari”. Nello stesso tempo, sottolinea che la dissuasione deve essere applicata principalmente nei confronti dell’uomo e dei suoi comportamenti errati. Così come ribadisce la necessità, di istituire una “banca genetica” dell’orso bruno marsicano, che consenta, in caso di eventi drammatici che mettano in pericolo la residua popolazione, di ricostruire nuclei vitali della sottospecie.

Il presidente evidenzia che fin dal 1999, con un bando quinquennale, sarebbero state avviate diverse iniziative, mirate a fornire agli orsi, risorse alimentari supplementari. Intrapreso anche un piano di monitoraggio delle piante da frutto e riavviata la coltivazione di piccoli campi agricoli, in modo da garantire un apporto nutrizionale adeguato ai plantigradi. Nel corso degli anni successivi, sono stati sviluppati progetti come “Un orso per amico” in collaborazione con l'associazione “Montagna Grande Onlus”, che ha coinvolto la semina di essenze appetibili per gli esemplari e la realizzazione di campi sperimentali.

Queste iniziative, avrebbero ricevuto finanziamenti da enti come Federparchi ed Enel, evidenziando l'importanza attribuita alla conservazione di questa specie minacciata. Tuttavia, il panorama sarebbe cambiato radicalmente, quando i ricercatori della Sapienza di Roma, hanno proposto un nuovo paradigma: gli orsi marsicani dovrebbero alimentarsi esclusivamente con risorse naturali, abbandonando l'alimentazione supplementare fornita dall'uomo. Nel frattempo, nel 2007, il Corpo forestale aveva effettuato uno studio sulla fruttificazione delle principali risorse trofiche per l’orso, faggiola e ghianda. «Lo stesso Patom, Piano di azione nazionale per la tutela dell’orso bruno marsicano- scrive Guacci- auspicava un monitoraggio pluriennale della produzione e quindi della fluttuazione della produzione di ghianda e faggiola, parallelamente al monitoraggio delle femmine con piccoli, potrebbe quindi anche permettere di valutare quanto la produttività della popolazione di orso, sia correlata all’abbondanza di queste risorse».

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