Dieta giapponese insidia la mediterranea: rischio tumore ridotto e aspettativa di vita alta

Dieta giapponese insidia la mediterranea: rischio tumore ridotto e aspettativa di vita alta
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Martedì 8 Ottobre 2019, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 14:24

La dieta giapponese può essere un'alternativa alla dieta mediterranea in termini di benefici per la salute ed ha anche dimostrato di ridurre il rischio di insorgenza del tumore alla prostata. Tra i principali benefici, una più alta aspettativa di vita (79 anni per la mediterranea e 85 per la giapponese) e la riduzione di malattie cardiovascolari, diabete e cancro. È quanto emerge dall'incontro "Dieta giapponese e prevenzione oncologica" organizzato a Roma. Entrambe le diete hanno tassi di riduzione di rischio di determinate malattie: per l'ictus è del 25% per la dieta mediterranea e del 22% per quella giapponese; per i tumori è del 35% per la mediterranea e del 27% per la giapponese, per il Morbo di Parkinson è del 46% per la mediterranea e del 50% per quella del Sol Levante. 

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«È ormai assodato che esista un rapporto bidirezionale tra i nostri geni e i nutrienti che assumiamo con la dieta - ha sottolineato Marco Silano, responsabile dell'Unità operativa Alimentazione, nutrizione e salute dell'Istituto Superiore di Sanità - il patrimonio genetico determina la risposta di ciascun individuo ai nutrienti. Parallelamente, gli stessi nutrienti modificano l'espressione dei geni, silenziando alcuni e attivandone altri». È Silvia Migliaccio, segretario generale della Società italiana di Scienza dell'alimentazione, a far notare le similitudini tra i due regimi, con «la presenza di fibre, acidi grassi mono e poli-insaturi, sali minerali e un'elevata quantità di sostanze antiossidanti» che «forniscono all'organismo una protezione contro i processi infiammatori e contro l'invecchiamento cellulare».

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La cucina giapponese non è solo sushi. Tra zuppe di miso e soia, tra i suoi ingredienti ci sono molti prodotti vegetali. «La peculiarità della nostra alimentazione è parte della nostra identità culturale», ha spiegato Akihiko Uchikawa, vicecapo missione dell'ambasciata del Giappone in Italia. Non solo. La dieta giapponese riduce anche il rischio di tumore alla prostata. A dirlo è uno studio pubblicato dai ricercatori del Children's Hospital Medical Center di Cincinnati sulla rivista scientifica Biology and Reproduction. I benefici di questo regime alimentare sulla prevenzione del cancro della prostata sono dati dalla produzione di una molecola chiamata Equol che viene prodotta dall'intestino quando digerisce la soia e che sarebbe in grado di bloccare l'azione di un ormone maschile, il Dht, che è collegato all'ipertrofia prostatica e al tumore.

Secondo alcuni studiosi del dipartimento di Epidemiologia della Columbia University, inoltre, la «dieta del Sol Levante», povera di grassi, anche dopo l'accertamento del tumore, può influire sul decorso del tumore prostatico. Secondo i dati presentati nel corso dell'incontro, il tumore alla prostata ha un'incidenza maggiore nei Paesi occidentali (ad esempio, è del 40% negli Stati Uniti), mentre in Giappone, i numeri si attestano su un'incidenza del 10%. «Investire sulla prevenzione è l'arma che abbiamo contro i tumori. Una dieta povera di grassi ma ricca di nutrienti permette non solo di evitarne l'insorgenza ma anche di aumentare la rispondenza alle terapie e di evitare le recidive», ha commentato la senatrice Maria Domenica Castellone (M5s).



 

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