Vongole killer sequestrate. «Pescate nella melma del fiume e vendute, sono cancerogene»

Vongole killer sequestrate. «Pescate nella melma del fiume e vendute, sono cancerogene»
di Dario Sautto
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Martedì 9 Luglio 2019, 16:20 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 12:12

Le vongole al veleno sono potenzialmente cancerogene. Non lasciano dubbi le analisi effettuate sia dall'Arpac che dall'Istituto Zooprofilattico di Portici, rispettivamente sui campioni di acqua e sabbia melmosa e sui frutti di mare, prelevati due settimane fa alla foce del Sarno. Lì dove il personale della capitaneria di porto di Castellammare, agli ordini del capitano di fregata Ivan Savarese e del luogotenente Marcello Manfredi, ha scoperto il business collaterale dei datterari, che immettono sul mercato ittico prodotti pericolosissimi per la salute, mentre in penisola sorrentina e sul litorale pontino devastano le coste alla ricerca dei datteri di mare.

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I risultati ufficiali delle analisi saranno noti solo nei prossimi giorni, ma le prime anticipazioni sono agghiaccianti. A partire dal contenuto della melma pescata sui fondali. I laboratori dell'Arpa Campania hanno trovato un mix di metalli pesanti con qualche traccia di sabbia e sedimenti. Si passa all'acqua, quella che le vongole filtrano per assorbire il cibo: piena zeppa di batteri e virus tra cui salmonella ed epatite. Le analisi complete saranno consegnate alla Procura di Torre Annunziata con una relazione dettagliata preparata anche dai laboratori dell'Istituto Zooprofilattico di Portici, che hanno analizzato invece un campione da sette chilogrammi di molluschi bivalvi pescati in quella porzione di mare tra lo scoglio di Rovigliano e la foce del Sarno.

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Purtroppo, come ipotizzato dal comandante Savarese, si tratta di un vero e proprio «attentato alla salute» degli ignari consumatori, visto che alcune pescherie avevano in vendita quei prodotti, mischiati alle vongole regolari. Un grosso quantitativo, quasi cinque quintali, è stato sequestrato addirittura nel centro di stabulazione di Castellammare, in un vano tentativo di depurare dai veleni quei mitili. Purtroppo, però, tutto ciò che è contenuto nelle acque e nella melma in cui crescono, si ritrova nella polpa delle vongole. Se il limite massimo di batteri escherichia coli tollerato per la messa in commercio di frutti di mare è di 230 unità, la contaminazione di quelle pescate a foce Sarno lo supererebbe nell'ordine dei milioni. Una prima stima ufficiosa parla addirittura di 240 milioni di batteri fecali, una pericolosa bomba per l'organismo contenuta in ogni singolo mollusco. In questi casi dopo la cottura si può subire «solo» una forte intossicazione alimentare. Ma il dato dei metalli pesanti porta l'asticella dei veleni sul livello cancerogeno. Sì, perché le sostanze nocive ritrovate e non ancora del tutto censite sono talmente tante e in concentrazioni così alte da poter essere causa di tumori all'apparato digerente.

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Una volta completato il lavoro di analisi, le due relazioni saranno messe a disposizione degli investigatori e poi della Procura di Torre Annunziata, che vaglierà le posizioni dei primi sei pescatori di frodo sorpresi e denunciati per ora a piede libero, insieme ad altre cinque persone. L'attenzione della guardia costiera è rivolta in particolare a evitare la pesca di frodo e l'immissione sul mercato di altri prodotti pericolosi. Già sono stati convocati e ascoltati i titolari di diverse pescherie dell'area stabiese e del Vesuviano una trentina in tutto che potrebbero aver acquistato nelle scorse settimane le vongole al veleno, vendendole insieme a quelle lecite. Invece, a mare prosegue il continuo pattugliamento delle coste, grazie all'ausilio di un drone ad infrarossi, che monitora gli spostamenti dei pescatori di frodo anche al buio.

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