La nuova asta del Btp Valore è già fissata al 6 maggio. Tra un paio di giorni il Tesoro comunicherà il tasso di interesse che riconoscerà ai sottoscrittori. Che fino ad oggi hanno mostrato di apprezzare, e molto, questo titolo di Stato pensato proprio per i piccoli risparmiatori. Talmente apprezzato che nell’ultimo anno le famiglie hanno prelevato ben 80 miliardi di euro dai loro conti correnti e li hanno utilizzati soprattutto per sottoscrivere proprio i Btp Valore. Il dato emerge dal Rapporto sulla Stabilità finanziaria pubblicato ieri dalla Banca d’Italia. «La ricchezza finanziaria delle famiglie», spiega il documento, «è cresciuta principalmente per effetto della rivalutazione delle attività finanziarie». Significa che le azioni e gli stessi Btp acquistati, oggi valgono di più che al momento della sottoscrizione. Negli ultimi mesi, spiega ancora la Banca d’Italia, «è proseguita la ricomposizione a favore dei depositi a termine e delle obbligazioni. In particolare sono ancora aumentati i titoli del debito pubblico». La ragione è abbastanza intuibile. I soldi lasciati sui conti correnti rendono poco o niente. I risparmiatori hanno iniziato a spostarli verso conti di deposito, obbligazioni e titoli di Stato. Con questi ultimi a fare la parte del leone.
Oggi nelle mani dei risparmiatori italiani c’è circa il 13,5 per cento del debito pubblico. In un solo anno questa quota è aumentata di 130 miliardi. Ma, ricorda la Banca d’Italia, l’incidenza degli investimenti in titoli di Stato sulla ricchezza finanziaria delle famiglie, è ancora bassa rispetto al passato. Oggi la quota di Btp sul totale dei risparmi degli italiani è solo del 4,9 per cento. Prima della grande crisi finanziaria del 2008, quella dei debiti pubblici, questa quota era del 6,6 per cento.
Significa che c’è ancora spazio perché possa crescere.
LE PROSPETTIVE
L’attesa è che adesso il costo della raccolta per le banche inizi a salire. O meglio continui a farlo. Per contenere il deflusso vanno aumentate le remunerazioni sui conti correnti. La Banca d’Italia comunque, osserva che «la flessione dei depositi a vista delle famiglie nel 2023 è stata più forte rispetto a quanto osservato nei dodici mesi terminati lo scorso giugno». Per le banche le principali sfide all’orizzonte sono due. La prima è il «potenziale peggioramento della qualità dei prestiti conseguente all’elevato livello dei tassi di interesse e con le possibili difficoltà». La seconda è proprio la raccolta, «in una fase», ricorda Bankitalia, «di riassorbimento della liquidità in eccesso da parte dell’Eurosistema».