Gli Stati Uniti e l’Europa implorano l’Arabia Saudita di inondare il mercato di petrolio con un eccesso di produzione per calmierare i prezzi, e la casa reale di Riad risponde. Il summit virtuale dell’Opec+ che si è chiuso ieri nel tempo record di undici minuti, ha deciso un aumento della produzione dell’oro nero di 648.000 barili al giorno, il 50% in più di quanto ci si aspettava alla vigilia. Il volume di greggio che si viene così a creare riporta la produzione collettiva del gruppo Opec+ al limite dei 10 milioni di barili al giorno, ovvero il quantitativo precedente all’aprile del 2020, prima che la pandemia del Covid intervenisse a far crollare i consumi in tutto il mondo, e forzasse i produttori a ridurre le estrazioni. L’Opec+ comprende oltre ai produttori degli stati del Golfo, alcuni dei maggiori estrattori in Africa e nel Sud America. La Russia formalmente non ne fa parte, ma da tempo le decisioni più importanti del cartello vengono mediate con il suo consenso esterno. Negli ultimi tempi questo coordinamento è saltato, perché le sanzioni ordinate da Usa ed Europa contro Mosca hanno già sottratto un milione di barili al giorno dal conto totale delle estrazioni quotidiane.
Sul mercato
Il rilancio della produzione ha quindi un effetto di compensazione solo parziale, e non riesce a frenare la scalata dei prezzi.
Le reazioni
Entusiastica è infatti la reazione delle cancellerie dei paesi a maggiore consumo. Negli Stati Uniti la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre la definisce una «decisione importante», e sottolinea il ruolo primario che la casa saudita ha svolto nel negoziare l’accordo. La diplomazia Usa sta meditando da tempo un viaggio di Joe Biden a Riad che sancisca il ritorno delle piene relazioni tra i due paesi che erano divenute difficili dopo lo scandalo dell’uccisione del giornalista Kashoggi. L’annuncio di ieri potrebbe essere l’ultima spinta ad un reset forzato dall’emergenza energetica. Soddisfatta anche la presidentessa della Commissione Europea Ursula van der Leyen: «questo ci renderà il lavoro più facile nel diversificare le nostro forniture e a rinunciare al petrolio russo».