Coronavirus, anche gli animali domestici possono essere contagiati: isolarli dai padroni positivi

Coronavirus, anche gli animali domestici possono essere contagiati: isolarli dai padroni positivi
di Mauro Evangelisti
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Sabato 4 Aprile 2020, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 13:56

La storia si svolge ad Anzio, in provincia di Roma, e le autorità sanitarie della Regione Lazio stanno indagando: un uomo, che abitava solo, è risultato positivo a Covid-19. A causa delle sue condizioni, è stato ricoverato, ma prima di andare in ospedale ha chiesto a una coppia di vicini di dar da mangiare al gatto che restava solo. Purtroppo, dopo pochi giorni, anche i due vicini si sono ammalati, positivi al tampone. Ora si sta svolgendo, come si fa in casi come questi, una meticolosa indagine epidemiologica. Si vuole comprendere se il contagio dei vicini sia avvenuto per canali indipendenti, se al contrario ci sia stato un contatto con l'uomo che per primo si è infettato, se il coronavirus sia rimasto sulle superfici dell'appartamento. Ma si stanno anche studiando le condizioni del gatto, perché vi sono già stati casi di animali domestici contagiati; è giusto però precisarlo: gli esperti ritengono improbabile che cani e gatti possano contagiare a loro volta l'uomo.

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Spiega l'assessore alla Salute del Lazio, Alessio D'Amato: «Abbiamo dato mandato all'istituto zooprofilattico di fare i tamponi sull'animale che è in buone condizioni. Attendiamo gli esiti». Ieri l'Istituto superiore di Sanità ha spiegato: «Gli animali domestici sono suscettibili a Sars-CoV-2 ed è importante proteggerli dai pazienti affetti da Covid-19, limitando la loro esposizione. Fino al 2 aprile sono solamente quattro i casi documentati: in tutti i casi all'origine dell'infezione vi sarebbe la malattia dei loro proprietari affetti da Covid-19».

RESTO DEL MONDO
Nelle settimane scorse si è parlato molto del caso del cane contagiato a Hong Kong e poi morto, anche se secondo gli esperti intervistati dal South China Morning Post «è assai improbabile che Covid-19 sia stata la causa del decesso dell'animale». Successivamente un altro cane e un gatto sono risultati positivi nell'ex colonia britannica. Anche in Belgio invece è stato segnalato il caso di un gatto positivo: la facoltà di medicina veterinaria di Liegi ha riferito che in un felino è stata determinata un'infezione da coronavirus. Osserva Ilaria Capua, docente all'Università della Florida, intervistata su Radio Rai 2 nel corso della trasmissione Caterpillar: «Con il primo contagio da Covid-19 su un gatto è arrivato il colpo di coda che ci aspettavamo. Essendo un virus di origine animale, ora torna a infettarli. Bisogna così gestire anche l'infezione degli animali, sia domestici come l'esemplare felino, sia quelli negli allevamenti. E questo sarà un enorme problema di gestione sanitaria pubblica».
Secondo l'Istituto superiore di Sanità «nei cani e nel gatto osservati ad Hong Kong l'infezione si è evoluta in forma asintomatica». «Il gatto descritto in Belgio ha, invece, sviluppato una sintomatologia respiratoria e gastroenterica a distanza di una settimana dal rientro della proprietaria dall'Italia. L'animale ha mostrato anoressia, vomito, diarrea, difficoltà respiratorie e tosse ma è andato incontro a un miglioramento spontaneo a partire dal nono giorno dall'esordio della malattia. Essendo Sars-CoV-2 un virus nuovo, occorre intensificare gli sforzi per raccogliere ulteriori segnali dell'eventuale comparsa di malattia nei nostri animali da compagnia, evitando tuttavia di generare allarmi ingiustificati».

DOMANDE
Secondo l'Iss, insomma, «non esiste alcuna evidenza che cani o gatti giochino un ruolo nella diffusione epidemica di Sars-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via di trasmissione. Tuttavia, la possibilità che gli animali domestici possano contrarre l'infezione pone domande in merito alla gestione sanitaria degli animali di proprietà di pazienti affetti da Covid-19».

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