Coronavirus, il Remdevisir è efficace: lo conferma studio statunitense sui macachi

Coronavirus, il Remdevisir è efficace: lo conferma studio statunitense sui macachi
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Sabato 18 Aprile 2020, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 15:09

Un studio sui macachi sembra confermare i primi dati sull'efficacia dell'antivirale remdesivir nel prevenire la progressione di Covid-19. «Il trattamento precoce con l'antivirale ha ridotto significativamente la malattia e il danno ai polmoni dei macachi infettati con Sars-CoV-2». A spiegarlo sono i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) americano, che hanno pubblicato i risultati preliminari del lavoro sulla piattaforma online gratuita BioRxiv. La ricerca ha coinvolto due gruppi di sei macachi. Il primo ha ricevuto remdesivir (sviluppato da Gilead Sciences), mentre il secondo non ha ricevuto nulla ed è servito come gruppo di confronto. Gli scienziati hanno infettato entrambi i gruppi con Sars-CoV-2. Dodici ore dopo al primo gruppo è stata data una dose di remdesivir per via endovenosa, e successivamente una dose di richiamo una volta al giorno per i successivi sei giorni. Ebbene, gli scienziati hanno esaminato tutti gli animali e hanno trovato che i sei trattati stavano «significativamente meglio» rispetto al gruppo non trattato, una tendenza che è continuata durante lo studio di sette giorni.

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«Uno dei sei animali trattati ha mostrato una lieve difficoltà respiratoria, mentre tutti gli animali non trattati hanno mostrato una respirazione più difficile. La quantità di virus trovata nei polmoni - aggiungono gli autori - era significativamente più bassa nel gruppo che ha ricevuto il remdesivir rispetto all'altro gruppo, inoltre Sars-CoV-2 ha causato meno danni ai polmoni negli animali trattati rispetto agli animali non trattati». Lo studio è stato progettato per analizzare le procedure di dosaggio e trattamento del farmaco, già utilizzate nei pazienti ospedalizzati con Covid-19 in un ampio studio multicentrico condotto da Niaid. I risultati non sono ancora stati sottoposti alla revisione 'tra parì e «non devono essere considerati come raccomandazioni cliniche per i medici, ma vengono condivisi per aiutare i clinici che stanno lottando contro Covid-19», precisano i ricercatori.

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