Un problema largamente sottovalutato, segnalano gli esperti, non riconosciuto e molto raramente trattato in maniera adeguata. Per questo si è svolto alla Camera un'incontro che ha visto seduti allo stesso tavolo clinici, pazienti e rappresentanti delle istituzioni per valutare le azioni necessarie per assegnare alla terapia nutrizionale il suo ruolo decisivo, migliorare l'outcome dei pazienti oncologici e scongiurare decessi evitabili.
La malnutrizione è determinata sia da un aumento del metabolismo da parte delle cellule tumorali che consumano le riserve energetiche, sia dalla diminuzione dell'appetito, della capacità di percepire i sapori, di deglutire, dalla nausea e da un malassorbimento diffuso dei nutrienti. Del campione preso in esame, il 51,1% mostrava un grado di compromissione nutrizionale variabile; di questi, il 42,4% era a rischio di malnutrizione e il 9% era già francamente malnutrito. La perdita di peso involontaria è un altro indicatore della denutrizione o del suo rischio. Alla prima visita di oncologia medica, il 64% dei pazienti aveva avuto una perdita di peso durante i precedenti 6 mesi: il 28,4% ha perso più del 10% del peso corporeo, il 36,2% ha perso il 5-10%, e il 35,4% ha perso meno del 5%. La perdita di peso effettiva variava da 1 a 10 kg.
Nelle forme di malnutrizione più serie il rischio di morte aumenta da 2 a 5 volte, il che sarebbe evitabile con interventi tempestivi e adeguati. Il cancro, spiegano gli specialisti, può determinare uno stato d'infiammazione e una accelerazione del metabolismo. L'intensa risposta infiammatoria porta a perdita di peso, di appetito, di massa muscolare, un deperimento generalizzato chiamato cachessia. «A ciò si aggiungono alterazioni metaboliche e uno stato infiammatorio generalizzato - ricorda Giuseppe Aprile, direttore del Polo oncologico di Vicenza e consigliere nazionale Aiom (Associazione italiana oncologia medica) - La sindrome cachettica, che colpisce circa la metà dei pazienti oncologici con malattia avanzata, determina possibile perdita di efficacia delle cure antitumorali, aumento degli effetti collaterali e impatta negativamente sulla qualità della vita dei malati».
«La malnutrizione è in grado di condizionare negativamente l'efficacia delle terapie chirurgiche e di quelle mediche in oncologia - evidenzia Paolo Marchetti, ordinario di Oncologia medica all'Università Sapienza di Roma - Prevenire la progressione della perdita di peso riduce la tossicità dei farmaci, migliora la sensibilità delle cellule a ricevere i trattamenti, diminuisce la frequenza e la durata dei ricoveri e le complicanze post operatorie». In Italia manca una legge nazionale che regolamenti e garantisca l'accesso uniforme ai trattamenti di nutrizione clinica e artificiale domiciliare, sia nel periodo delle cure attive che in quello delle cure palliative: «Appare quindi opportuno valutare e prevedere l'inserimento dello screening nutrizionale e del trattamento della malnutrizione anche, ma non solo, all'interno di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali delle diverse patologie», afferma Maurizio Muscaritoli, ordinario di Medicina interna alla Sapienza e presidente Sinuc (Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo).
«Chiediamo alla politica che intervenga affinché le cure nutrizionali entrino a far parte della buona pratica clinica, anche con la eventuale previsione di sanzioni per chi non garantisce ai malati cure adeguate, in analogia a quanto fatto in passato con la legge 38 che garantisce l'accesso alle terapie del dolore - conclude Muscaritoli - Servono anche strumenti di governance che possano ovviare alla cronica assenza di medici nutrizionisti e dietisti in tutte le aziende sanitarie, e in particolare dove vengono trattati i pazienti oncologici, a cui si dovrebbe aggiungere la costituzione di reti regionali che prevedano un'interazione stretta con territorio, medici di medicina generale e ospedale».
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