Coronavirus, sprint sui test sierologici: al via per 100mila persone

Coronavirus, sprint sui test sierologici: al via per 100mila persone
di ​Simone Canettieri Mauro Evangelisti
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Sabato 11 Aprile 2020, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 12:08

Mascherine e test sierologici. Il governo immagina e prepara una fase 2 «omogenea» in tutta Italia per evitare le fughe in avanti delle regioni. D’altronde le accelerazioni ci sono ovunque, con Emilia-Romagna, Liguria, Veneto, Toscana e Lazio, tra le altre, che hanno già iniziato una vasta campagna di test sierologici, quelli che vanno a verificare nel sangue del paziente se ci sia la presenza degli anticorpi, segno che c’è un’infezione in corso o che c’è stata una positività e dunque ora c’è l’immunità.

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SCELTA Al Ministero della Salute però ripetono: gli unici test sierologici da prendere in considerazione sono quelli che saranno validati dall’Istituto superiore della sanità. E a maggio inizierà una grande inchiesta, coordinata dal comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute, in collaborazione con l’Istat, per comprendere quanto si sia diffuso il coronavirus nel nostro Paese. «Saremo pronti nel giro di qualche settimana» si sbilancia il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. In sintesi: ancora non sappiamo quale tipo di analisi sierologica è affidabile, l’Iss ci sta lavorando, fino ad allora sono solo fughe in avanti.



Di sicuro si useranno solo i test sierologici che il Comitato tecnico scientifico, su indicazione dell’Iss, riterrà affidabili ma anche sufficientemente rapidi per potere realizzare la grande inchiesta su tutta Italia che vada a coprire più regioni, più categorie e cinque differenti fasce di età. Ieri si parlava di un campione di 100 mila cittadini da cui partire. Intanto, c’è una accelerazione sui tamponi, quelli che hanno valore diagnostico per capirci: ormai in Italia siamo oltre quota 900mila. Il resto, per il momento, sono solo tentativi in ordine sparso.

Lo dice anche il professor Locatelli, magari con linguaggio più cesellato, rispondendo sul tema delle grandi aziende che vogliono effettuare il test sierologico sui loro dipendenti: «Dobbiamo muoverci in una logica di test sierologici solidi che diano risultati affidabili di comprovata utilità anche per la sicurezza del lavoro ma questo tipo di analisi sono la classica materia di pertinenza delle strutture sanitarie e del Sistema sanitario nazionale. Vanno ancora messi a punto dei criteri per la campagna sui test sierologici come il dimensionamento campionario e la raccolta dei campioni in riferimento ai laboratori che dovranno essere presenti in tutte le regioni, ma non andremo per le lunghe».

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Intanto sembra prendere forza un’altra indicazione: usciremo di casa solo con il volto coperto. Sulle mascherine si ripete che possono essere utili per rallentare il contagio,ma gli esperti dell’Iss ripetono sempre che comunque restano al primo posto il mantenimento delle distanze e il lavaggio frequente delle mani. Per la verità, all’inizio di questa grande emergenza, a febbraio, anche l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Iss dicevano che la protezione del viso non serviva e che era giusto lasciare i dispositivi agli operatori sanitari.

Però ormai è scontato, nella fase due, l’obbligo di mascherina, che andrà ad accavallarsi con ordinanze già operative in varie regioni e addirittura anche in singoli comuni. Ma c’è un problema: questi dispositivi di tipo chirurgico sono mono uso, come si farà ad averne a sufficienza per 60 milioni di abitanti ogni giorno? Questo sarà il problema che il comitato scientifico dovrà risolvere. C’è chi è al lavoro per individuare un tipo di materiale che possa essere lavabile e riutilizzabile, altrimenti non ci saranno mai mascherine sufficienti per la normale vita quotidiana. Solo una delle tante incognite della fase due, su cui finalmente governo e regioni dovranno trovare un punto d’intesa. Allo stesso tempo gli esperti dell’Iss ripetono sempre che comunque restano al primo posto il mantenimento delle distanze e il lavaggio frequente delle mani. Consuetudini che entreranno ancora di più all’interno del nostro lessico famigliare degli italiani. E non solo.

 

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