Coronavirus, in Toscana si sperimenta un farmaco che evita la terapia intensiva: buoni risultati in 4 pazienti

Coronavirus, in Toscana si sperimenta un farmaco che evita la terapia intensiva: buoni risultati in 4 pazienti
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Martedì 31 Marzo 2020, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 11:43

Un farmaco sperimentato in Toscana ha impedito in alcuni casi il ricorso alla terapia intensiva. La notizia è riportata su Il Tirreno. La sperimentazione del farmaco, usato su pazienti ematologici affetti dalla sindrome emofagocitica acuta e la graft versus host disease, ha dato buoni esiti in quattro pazienti.


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Gli ematologi dell'Asl Toscana Nord Ovest hanno definito specifici criteri per selezionare i pazienti potenzialmente idonei. In particolare, malati ricoverati nel reparto di infettivologia dell’ospedale di Livorno, con iniziale difficoltà respiratoria, ma non ancora in ventilazione assistita, cui somministrare un farmaco orale registrato anche per le condizioni di iper-infiammazione. «I pazienti ad oggi già trattati sono 4: 3 uomini e una donna (nel rispetto delle percentuali di genere tipiche della malattia) di età comprese tra i 28 e i 72 anni. Altri 2 hanno avviato sabato scorso la fase di sperimentazione».

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Spiega il dottor  Enrico Capochiani: «Tutti e 4 i pazienti avevano malattia di recente insorgenza con dati clinici confermanti la polmonite da Covid-19, ma con un quadro ancora non evoluto verso la respirazione polmonare assistita, anche se le condizioni cliniche facevano già intravvedere il ricorso imminente alla terapia intensiva ed una prossima intubazione. Il primo paziente trattato è in procinto di superare qualunque forma di respirazione assistita, la seconda è in deciso miglioramento e gli ultimi due, che hanno iniziato da poco, sembrano seguire il medesimo decorso. In questa prospettiva – conclude Capochiani – i dati che la letteratura scientifica ha presentato nelle ultime settimane sembrano suggerire che i quadri Covid-19 che evolvono negativamente con necessità di supporto rianimatorio abbiano molte caratteristiche simili alle reazioni immunitarie derivanti da patologie ematologiche e che, conseguentemente, possano essere efficaci i medesimi trattamenti».


 

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