Coronavirus, l'ipotesi vaccino parziale: un farmaco che non ferma il virus ma ne attenua gli effetti

Coronavirus, l'ipotesi vaccino parziale: un farmaco che non ferma il virus ma ne attenua gli effetti
di Graziella Melina
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Sabato 1 Febbraio 2020, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 12:31

ROMA Tosse, febbre e nei casi più gravi polmonite. Ma niente che non si possa curare con le consuete terapie, già usate per le comuni infezioni delle vie respiratorie. Claudio Mastroianni, professore ordinario di malattie infettive alla Sapienza di Roma, direttore delle malattie infettive del Policlinico Umberto I e vice presidente della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) fuga ogni allarmismo e assicura: «La terapia è esclusivamente sintomatica, nei casi più lievi cioè si ricorre ai normali antiinfiammatori, agli antipiretici, come avviene per la banale influenza. Per i più gravi è chiaro che, oltre a curare i sintomi della malattia e ad idratare il paziente, è fondamentale poi prevenire le altre complicanze infettive batteriche, con terapie antibiotiche. E' importante però non somministrare per le polmoniti anche i cortisonici, perché potrebbero aggravare la situazione». In realtà, un farmaco specifico per il coronavirus 2019nCoV ancora non esiste. In Cina, per i primi casi che si sono verificati, i medici hanno somministrato un farmaco antiretrovirale.

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LE CURE
Tra i contagiati dal coronavirus, sono preponderanti soprattutto i pazienti con manifestazioni tipo influenzali, e quindi facili da curare. I fattori di rischio maggiori sono legati però all'età e allo stato di salute della persona. «Fino a giovedì - puntualizza Mastroianni - non erano stati registrati casi che riguardano bambini sotto i 15 anni. La maggior parte delle persone colpite sono anziane, in età abbastanza avanzata. Molto spesso hanno altre comorbidità, cioè altre malattie, e quindi anche la banale influenza può avere un esito letale». Per arrivare a terapie più specifiche, «sarà molto importante identificare se da un punto di vista immunologico di una persona, ci siano dei fattori che ci possono far prevedere un'evoluzione più o meno sfavorevole della malattia». Abbattendo infatti la replicazione del virus, si evita anche la trasmissione, come avviene di fatto con gli antivirali per l'influenza.

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Resta però il problema del contagio nel caso in cui la malattia è asintomatica, come sostiene Anthony Fauci, direttore dell'Istituto nazionale Usa per le allergie e le malattie infettive in un articolo sul New England Journal of Medicine. «La trasmissione dell'infezione - rimarca però Mastroianni - avviene soprattutto se ci sono i sintomi. La storia della medicina ci insegna infatti che maggiori sono i sintomi e maggiore la probabilità di trasmissione». Intanto i ricercatori si danno da fare per arrivare a produrre un vaccino. «I progressi che sono stati fatti negli ultimi anni in senso biotecnologico soprattutto nella produzione di vaccini - assicura Mastroianni - sono notevolmente aumentati, quindi ho buone speranze che si facciano in breve tempo». Gli studi fatti per definire quello sulla Sars, altro coronavirus, potrebbe essere utili. Vaccini simili «potrebbero avere la capacità di generare comunque una risposta immunitaria, che quantomeno se non protegge le persone potrebbe ridurre la gravità del quadro clinico». A Roma, ci stanno provando invece in una piccola azienda di biotecnologie, composta da 25 ricercatori, la Takis. «Abbiamo cominciato le attività di ricerca per lo sviluppo del vaccino, e abbiamo studiato il genoma del virus che i ricercatori cinesi hanno pubblicato - spiega l'amministratore unico Luigi Aurisicchio -. Sulla base di queste informazioni abbiamo disegnato il vaccino genetico, prendiamo cioè un pezzo del genoma del virus e lo facciamo esprimere dall'organismo stesso. E' una tecnica di vaccinazione innovativa e diversa da quelle classiche. I tempi della realizzazione sono però difficili da prevedere». Tutto dipenderà infatti dallo stato di emergenza che verrà assegnato dalle autorità regolatorie, che potrebbero così accelerare alcuni passaggi necessari per validare un vaccino.
 



IL SISTEMA SANITARIO
«Se avessimo avuto un vaccino per questo coronavirus - rimarca Mastroianni - chissà quanti milioni di risparmi avremmo potuto ottenere per il nostro sistema sanitario». La questione sollevata tra gli addetti ai lavori è che «il ricovero di un paziente col sospetto di infezione distrugge il sistema sanitario di quell'ospedale, nel senso che altri pazienti eventualmente più gravi non vengono adeguatamente curati. Quando si scatena infatti l'allarme generale, spesso altri pazienti vengono trasferiti e le sale operatorie bloccate».

 

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