RIETI - Aveva rifornito una pescheria reatina di cozze, che sarebbero poi risultate avariate, in quanto contaminate dal batterio Escherichia coli. Ma per l’amministratore unico di un’azienda ittica con sede a Rovigo, che aveva fornito alla pescheria cittadina una partita di cozze verosimilmente contaminate, è arrivata sentenza di assoluzione da parte del giudice monocratico del tribunale di Rieti, in applicazione della particolare tenuità del fatto.
La vicenda. Una vicenda risalente all’ottobre del 2019, quando il personale veterinario preposto ai controlli sanitari sugli alimenti dell’Asl di Rieti, congiuntamente con i tecnici dell’istituto zooprofilattico sperimentale reatino, effettuò - presso una pescheria di Rieti - un controllo programmato sui mitili, per valutarne i valori e la conformità rispetto a possibili contaminazioni da parte di agenti batterici come Salmonella o Escherichia coli. Furono così sottoposti a controllo dei campioni di cozze prelevati da una partita di sette chilogrammi di molluschi.
Dagli esami strumentali di laboratorio risultò che quel lotto di “Mytilus galloprovincialis” fosse caratterizzato da una carica microbica di Escherichia coli superiore ai limiti tabellari di rischio microbico previsti.
L'accusa. Nei confronti del legale rappresentante e distributore del prodotto - un 63enne di Treviso, difeso di fiducia dall’avvocatessa Sara Principessa - si integrò quindi il reato inerente la sicurezza igienico-sanitaria delle sostanze alimentari, in violazione dei valori di legge consentiti per via della carica microbica rilevata e superiore ai limiti stabiliti dal Regolamento di esecuzione e dalle ordinanze ministeriali.
Gli esiti. Reato che prevede l’arresto fino ad un anno o un’ammenda fino a 30mila euro.