Emanuela Orlandi, la nuova perizia fonica: «Marco Accetti chiamò a casa dopo la scomparsa». Chi è

I lavori della commissione parlamentare si concentrano su una perizia

Mirella Gregori scomparsa, la sorella: «Sonia De Vito sa qualcosa. Perché non hanno mai cercato a Villa Torlonia?»
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Giovedì 9 Maggio 2024, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 13:50

Una nuova perizia fonica potrebbe stravolgere tutto. Sono un fiume in piena Maria Antonietta Gregori e Pietro Orlandi con le sorelle Federica, Maria Cristina e Natalina, auditi per la prima volta dalla Commissione bicamerale di inchiesta sui casi delle scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi. Chiede di audire Sonia De Vito, l'amica del cuore di Mirella che non poteva non sapere con chi avesse appuntamento la sorella quel 7 maggio 1983.

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Le tre piste

Pietro Orlandi propone ai commissari invece le tre piste su cui si è concentrato nell'ultimo anno: la presunta trattativa tra il magistrato Giancarlo Capaldo e il Vaticano ai tempi dell'apertura della tomba di Renatino De Pedis nella basilica di Sant'Apollinare; una investigazione sui messaggi Whatsapp consegnati alla Commissione che si scambiarono Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Lucio Vallejo Balda quando erano entrambi membri della Cosea vaticana nel 2013, e la pista di Londra.

E proprio qui scatta la secretazione voluta dal presidente Andrea De Priamo.

I fogli in Vaticano

«Sono stato contattato da un uomo che mi ha fatto capire di essere un ex Nar», ha raccontato Orlandi spiegando come la pista di Londra sia nata da cinque fogli rinvenuti in una cassaforte in Vaticano di cui gli aveva parlato Francesca Chaouqui e che descrivevano una serie di spese che il Vaticano avrebbe sostenuto a Londra. Il contenuto di questi fogli è stato poi divulgato dal giornalista Emiliano Fittipaldi ma lo stesso Vaticano li ha bollati come falsi rilevando alcuni errori e inesattezze presenti nel testo. Un giallo nel giallo poichè altri hanno poi sostenuto che quei documenti possano essere un falso creato ad arte, un depistaggio insomma.

Le richieste

Fatto sta che Orlandi nel prosieguo del racconto ha detto, «io posso fare anche il nome di quest'uomo» venendo qui interrotto da De Priamo che ha proceduto alla secretazione della seduta, durata complessivamente cinque ore. Orlandi ha chiesto quindi che vengano auditi gli stessi Chaouqui e Capaldo. Lunga la ricostruzione delle due storie durante 41 anni che si intrecciano quando un articolo di Panorma le sovrappone. I commissari vogliono cercare di capire se possa esserci stato un depistaggio a partire da quell'articolo o se ipotetici rapitori (i turchi che volevano lo scambio con Ali Agcà?) fossero autonomamente a conoscenza di elementi che erano noti solo alle famiglie come gli abiti che indossava Mirella Gregori il giorno della scomparsa.

La scomparsa

Mirella ha fatto perdere le tracce di sè il 7 maggio. Emanuela scompare il 22 giugno. Già all'epoca c'era chi riteneva che a Roma ci fosse pure una sorta di «tratta delle bianche». «Ma non se ne parlava molto di questo - ha detto Natalina -, addirittura noi andammo a fare una ricerca negli archivi per ritrovare gli articoli di giornale». Menzionato anche il ruolo ambiguo dell'avvocato Gennaro Egidio, «imposto» sia alla famiglia Gregori, sia a quella Orlandi dai servizi con la differenza, ha detto Maria Antonietta Gregori, «che noi lo pagavamo e gli Orlandi no». «Non so - ha precisato Pietro - se fosse pagato dal Vaticano o da chi. Di certo mio padre non poteva permetterselo».

La perizia

I lavori della commissione parlamentare si concentrano su una perizia. Il fantomatico mister X e il sedicente «Mario», che telefonò a casa Orlandi a fine giugno 1983, sarebbero la stessa persona: Marco Accetti. Come rivelato dal Corriere della Sera, il grado di compatibilità rilevata è dell'86%.

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