Uno spettacolo indecoroso, che si ripete ogni giorno davanti agli occhi attoniti dei cittadini e delle migliaia di turisti che transitano a Termini. «È inaccettabile che la stazione principale della capitale sia in queste condizioni», commentava ieri incredula una coppia di turisti francesi. Il problema è che anche volendo il nucleo Pics decoro urbano della polizia locale non può intervenire. Da due mesi ormai il nucleo di vigili che si occupa della bonifica di baraccopoli e accampamenti abusivi è praticamente fermo perché l’Ama non gli mette più a disposizione i furgoncini Cr, i cosiddetti “squaletti”, necessari per portare via i materiali. Questo come gli altri servizi per il decoro della città, si è sostanzialmente bloccato in seguito alla decisione del dipartimento capitolino Ambiente di non rimborsare più all’Ama le fatture relative a questa tipologia di servizi richiesti dalle varie strutture del Comune.
Il risultato è che a Roma questo tipo di insediamenti si stanno moltiplicando. Basta pensare a quanto sta accadendo alla stazione ferroviaria Balduina della linea Fl3. Da circa 2 mesi un gruppo di 8 rom si è accampato davanti alle uscite di sicurezza che danno sul sottopasso ciclopedonale: valigie, materassi, sacchi di plastica pieni di vestiti stipati tra l’anta del cancello aperta e il muro mentre tutto intorno sono disposti oggetti di uso quotidiano come ciabatte, bottiglie, utensili, un fornelletto da campo.
Da tempo chi frequenta la stazione e la pista ciclabile, che nel pomeriggio è meta di genitori con bambini chiede che l’area sia ripulita. «È indecente che la città debba essere ridotta così – dice Anna Brunetti, una mamma scesa a far giocare la figlia di 9 anni – E non è solo una questione di pulizia, ma anche di sicurezza».
Specialmente ora che le giornate si sono accorciate e fa buio presto, la presenza dei rom che nell’oscurità vanno e vengono da quella che di fatto è diventata la loro casa genera inquietudine. «Finora non è successo niente di particolare, credo si arrangino rovistando nei cassonetti – afferma Giuseppe Tonetti, un impiegato che utilizza la Fl3 per andare a lavoro – Però non ci sentiamo sicuri, specialmente per i nostri figli». Loro, i rom, vorrebbero anche andarsene. L’altro pomeriggio, seduta su una seggiola accanto al fornelletto c’era solo Adriana, la donna più anziana del gruppetto. «Siamo venuti qui dalla Romania 2 mesi fa, non abbiamo dove dormire e ci siamo sistemati qui per ripararci dalla pioggia – racconta in un italiano stentato – I vigili sono venuti, sanno che viviamo qui, ma nessuno fa niente».
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