macchina mi segue, accelero
il passo. Dal finestrino "Ao, ma do ce
l’hai 'sta macchina?" Parcheggiare a Roma
@chiaralaltra
Un’auto come spartitraffico. Sì, a Roma succede anche questo: piazza Euclide, Parioli, dove la sosta selvaggia è chic e dove ti capita di vedere un’auto superlusso parcheggiata, con eleganza, in mezzo alla strada. Come spartitraffico. Prima o poi, passo felpato, apparirà il proprietario, guarderà con cortese stupore la contravvenzione incastrata nel tergicristallo, la getterà impassibile nel porta oggetti, con un filo di sorriso, e chissà mai se la pagherà tra ricorsi e contro ricorsi al giudice di pace. Altra scena, tra Fontana di Trevi e piazza di Spagna: un automobilista deve uscire dal parcheggio regolare a spina di pesce, ma non può, è bloccato dal un’altra vettura lasciata, serenamente, in doppia fila. Pensi: il proprietario sarà nei paraggi, un colpo di clacson e lui correrà a scusarsi e a spostare la macchina. Macché: è a cena nel ristorante vicino, si alzerà con molto comodo dopo l’ammazzacaffè. Succede solo a Roma che per andare a mangiare una pizza - non al pronto soccorso o in farmacia - uno avverta come normale bloccare il traffico e le altre auto. Non c’è più sosta selvaggia, i selvaggi ormai sono quelli che rispettano il codice della strada. E magari, ingenui, pagano regolarmente le strisce blu. Poi leggono di un ministro che dice più o meno: non si possono multare coloro che se ne fregano e con un ticket da un euro parcheggiano tra le 12 e le 20 ore, si deve mandare a casa loro il conto delle ore non pagate, meglio se con una rosa e le scuse per il disturbo.
mauro.evangelisti@ilmessaggero.it
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