Deanna Gatta, presidente Alcase: «Rendere obbligatorio lo screening nazionale per il tumore che colpisce il polmone»

Bisogna sostituire il Risp: obiettivo salvare 5.000 persone ogni anno

Deanna Gatta, presidente Alcase: «Rendere obbligatorio lo screening nazionale per il tumore che colpisce il polmone»
di Deanna Gatta*
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Mercoledì 8 Febbraio 2023, 13:07 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 06:00

Attivare un serio, efficace e non costoso programma di screening su tutto il territorio nazionale. Per questo, facendo fede a quella che è la nostra missione, ossia di supporto concreto alla lotta contro il cancro del polmone, noi di ALCASE Italia (associazione che informa sul cancro al polmone, sulla diagnosi, sul percorso terapeutico, sui nuovi farmaci, alcase.eu) abbiamo deciso di rivolgerci direttamente alla Presidente del Consiglio e all’intero Governo. Vogliamo evitare che si continui con costose sperimentazioni, tavoli di lavoro, studi e progetti che coprono solo parzialmente il territorio italiano ma che svuotano le casse dello Stato, facendo felici i centri ospedalieri coinvolti ma non la popolazione.
La posta in gioco è davvero alta: si tratta di salvare 5.000 vite all’anno da morte certa. Da parte nostra abbiamo espresso chiaramente questo pensiero. Per un buon programma di screening polmonare non occorrono decine e decine di professionisti, sono sufficienti i tanti centri qualificati per l’effettuazione di una LDCT.
La tecnica utilizzata per la diagnosi precoce del tumore polmonare si avvale della tomografia computerizzata a basso dosaggio del torace. Una tecnica presente in ciascuna provincia italiana e due/tre grandi centri nazionali di radiologia super qualificata per una seconda lettura delle immagini, la conferma o meno della prima refertazione, e le indicazioni di follow-up, tutto in accordo con le linee guida internazionali sullo screening.

CAPILLARITÀ

È dunque assolutamente necessario implementare, su tutto il territorio nazionale, un programma capillare di screening basato sulla tomografia computerizzata del torace a bassa dose di radiazioni. Come richiesto da quasi 18 mila italiani e da molte società medico-scientifiche. Lo chiediamo con estrema preoccupazione perché non vorremmo si tornasse alla condizione di prima, quando nessun tipo di screening per il cancro del polmone era in atto. Ma non vorremmo neanche fossero ripetuti i tanti errori del RISP.

Siamo qui a chiedere urgentemente un tavolo di discussione per ciò che dovrà tra pochissimi mesi sostituire la rete italiana screening polmonare (RISP) istituita dal Governo precedente. ALCASE ha provato a coinvolgere i governanti della necessità di salvare migliaia di vite umane (5mila ogni anno).
Il cancro al polmone è tra i big killer in tutto il mondo. Raramente si presentano sintomi precoci, la diagnosi arriva in genere in ritardo e la scienza medica, in un alto numero di casi, non è in grado di combatterlo efficacemente quando è in uno stadio avanzato.
La diagnosi precoce può cambiare questa triste condizione: solo il 16% viene diagnosticato in fase precoce. Potremmo dire che, nei soggetti ad alto rischio di sviluppare un cancro al polmone per essere o essere stati forti fumatori, è stato dimostrato che:
1) lo screening del cancro al polmone è in grado di riconoscere molti tumori in una fase ancora assolutamente iniziale di crescita;
2) la possibilità di una completa asportazione chirurgica del tumore e la sopravvivenza sono maggiori nei soggetti con tumori scoperti mediante screening rispetto ai controlli (dall’87% al 93%);
3) anche la sopravvivenza dell’intero gruppo sottoposto a screening è maggiore di quello non sottoposto a screening;
4) lo screening riduce la mortalità per cancro del polmone di un buon 20% e ciò è statisticamente significativo.
Chiediamo di invitare i cittadini italiani a rischio a chiedere un appuntamento per l’esame (non esiste, tranne che nei centri RISP), di fare ampia pubblicità sulle reti nazionali per questa necessità di difesa della salute, di sollecitare i decisori politici a creare tre nuovi centri nazionali formati da radiologi super qualificati per una seconda lettura delle immagini e contemporaneamente di rivolgersi ai propri medici di base per farsi prescrivere le TC a basse dosi di radiazioni se si è soggetti a rischio, anche senza attendere la decisione del Servizio sanitario di attivare lo screening per il polmone. Attendiamo ora una risposta, augurandoci che venga incontro da un lato al nostro primo obiettivo di salvare migliaia di vite umane e dall’altro alla giusta esigenza di ottimizzare le spese a carico dello Stato.

*Presidente di ALCASE Italia

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