Sanità, un parto su 3 col cesareo: il caso «anomalo» delle cliniche private

Sanità, un parto su 3 col cesareo: il caso «anomalo» delle cliniche private
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Sabato 21 Novembre 2015, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 21:55
Nel 2013 più di un parto su 3 (35,5%) è avvenuto con il cesareo, con notevoli differenze regionali, che comunque evidenziano «un ricorso eccessivo al parto per via chirurgica». Nelle case di cura accreditare si arriva al 53,8%. È quanto emerge nel Rapporto sull'evento nascita in Italia 2013 del ministero della Salute-Ufficio di Statistica della Direzione Generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica.

Il documento presenta le analisi dei dati rilevati dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP) dell'anno 2013. Ebbene, l'età media delle neo mamme è di 32,7 anni per le italiane mentre scende a 29,7 anni per le cittadine straniere La rilevazione 2013, con un totale di 526 punti nascita, fotografa che l'88,3% dei parti è avvenuto negli istituti di cura pubblici ed equiparati, l'11,7% nelle case di cura private (accreditate o non accreditate) e solo lo 0,1% altrove.

Rispetto al luogo del parto si registra un'elevata propensione all'uso del cesareo nelle case di cura accreditate, in cui si registra tale procedura in circa il 53,8% dei parti. L'operazione chirurgica è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere: si ricorre al cesareo nel 28,5% dei parti di madri straniere e nel 37,3% nei parti di madri italiane.

Il ricorso ad una tecnica di procreazione medicalmente assistita (Pma) risulta effettuato in media 1,66 gravidanze ogni 100. La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell'utero (Fivet), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (Icsi).

Nel 2013, il 20% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. Tale fenomeno è più diffuso al Centro-Nord dove oltre il 25% dei parti avviene da madri non italiane; in particolare, in Emilia Romagna e Lombardia, il 30% delle nascite è riferito a madri straniere. L'analisi della condizione professionale evidenzia che il 57% delle madri ha un'occupazione lavorativa, il 29,8% sono casalinghe e il 10,9% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione.

Le straniere che hanno partorito nel 2013 è per il 53,1% quella di casalinga, mentre il 63,9% delle madri italiane ha un'occupazione lavorativa. Nell'86% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 72,8% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita a partire dalla 12esima settimana è pari al 2,6% mentre tale percentuale sale al 12,3% per le donne straniere.

Le donne con scolarità bassa effettuano la prima visita più tardivamente rispetto alle donne con scolarità medio-alta: la percentuale di donne con titolo di studio elementare o senza nessun titolo che effettuano la prima visita dalla 12esima settimana di gestazione è pari al 11,2% mentre per le donne con scolarità alta la percentuale è del 2,6%.

La donna - riporta il documento - ha accanto a sé al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 91,6% dei casi il padre del bambino, nel 7,01% un familiare e nell'1,38% un'altra persona di fiducia. La presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un'altra risulta essere influenzata dall'area geografica. L'1,1% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,3% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 99,4% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10.

In conclusione, nel Rapporto sull'evento nascita in Italia 2013 sono stati rilevati 1.362 nati morti corrispondenti ad un tasso di natimortalità, pari a 2,66 nati morti ogni 1.000 nati, e registrati 3.963 casi di malformazioni diagnostiche alla nascita.
L'indicazione della causa è presente rispettivamente solo nel 24,1% dei casi di natimortalità e nel 77,7% di nati con malformazioni.
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