Chef Klopotenko: "Prima cucinavo per la gente, in guerra migliaia porzioni per esercito"

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Martedì 22 Marzo 2022, 17:19

(Adnkronos) - "Da giorni ero preparato a quello che poi sarebbe accaduto. Avevo messo in macchina documenti, vestiti e cibo. Il 24 febbraio, alle 4 di mattina, mi ha chiamato la mia socia dicendomi che qualcosa era iniziato e dovevamo andare fuori da Kiev. Non c'era ancora alcuna informazione, niente, ma in cinque minuti sono andato a prendere mia sorella e suo figlio e siamo andati nella nostra casa fuori dalla capitale. Non stavano ancora bombardando, ma c'erano già dei carrarmati vicino all'aeroporto. Ricordo ogni secondo, come mi sono sentito, come ero spaventato mentre guidavo e guardavo il cielo perché volevo stare attento agli aeroplani o alle bombe e cercavo di capire cosa avrei potuto fare se fosse caduta una bomba". A parlare all'Adnkronos è Yevghen Klopotenko, un cuoco ucraino di 35 anni fuggito dalla guerra e ora "al servizio" nel suo ristorante, aperto prima del tempo e prima della ristrutturazione prevista, per sfamare i soldati ucraini. 

"Per ora sono a ovest dell'Ucraina, dove avevo deciso di aprire un ristorante prima della guerra - dice Yevghen - Non ho fatto in tempo a rinnovare, ma le persone si siedono e possono ordinare, sia se hanno la possibilità di pagare che se non hanno nulla. Al momento stiamo cucinando per l'esercito e per i civili: abbiamo deciso di aprire le porte a tutti. E' così che ho trasformato la mia attività: prima cucinavo per le persone, in tempo di guerra cucino per i soldati. Ma lo reputo normale, in Ucraina tutti stanno cercando di aiutare. Il ristorante, oltretutto, è in un seminterrato: qui si può anche dormire e vi trovano rifugio le persone che hanno bisogno di riposare".  

E racconta: "Un tempo guardavo allo slow food, oggi non penso più ai menù, alle piccole porzioni: penso solo a nutrire le persone, a come cucinare grandi quantità di cibo, come i chili di patate che mi hanno appena portato.

Non è più cucinare per business, ma cucinare per salvare la popolazione. Stiamo preparando circa 1500 porzioni al giorno, a volte abbiamo riso, altre cereali o carne; c'è un ragazzo che lavora in una piccola impresa del governo come responsabile della pesca e ci ha portato circa 500 kg di pesce. Non chiedono soldi, donano e basta. So di ristoranti a Kiev che preparano fino a 20mila porzioni ogni giorno. Penso che sarebbe bello - continua lo chef - se in tutto il mondo si cucinasse il Bosch, il nostro piatto tipico, così da far sapere a noi ucraini che siete con noi".  

"Sono spaventato, certo. Vivere in Ucraina oggi è come qualche tempo fa con il Covid - racconta - non sai cosa succederà domani, non si può più pianificare nulla. La gente non sa più se è lunedì o martedì. Abbiamo imparato a distinguere il rumore dei carrarmati, di un elicottero o delle bombe. Non sappiamo più cosa vuol dire futuro. Ma cerchiamo di restare forti, ognuno fa quello che può per aiutare. Da sempre, storicamente, siamo sotto la Russia che ci ha impedito di vivere liberamente. Penso che ogni ucraino abbia nel dna l'odio per la Russia ed è il motivo per cui molte persone sono volute entrare nell'esercito: addirittura c'é la fila per arruolarsi e uccidere gli invasori. Questa è la nostra forza, per il futuro, per i nostri sogni. Nel futuro dell'Ucraina vedo una ricostruzione totale in pochi anni, come fosse un nuovo Stato". 

(di Silvia Mancinelli) 

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