Falegname di Roseto detenuto a Cuba dopo una rissa. L'amico: «È provato, ora spera solo nel processo»

L’altro ieri, prima di tornare in Italia, l'amico è andato a trovare Di Gregorio nel carcere di Las Tunas, a Cuba, per portargli farmaci e cibo

Cuba, l’amico incontra Rolando in cella: «È provato, ora spera solo nel processo»
di Tito Di Persio
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Sabato 27 Aprile 2024, 06:00

 «Ho trovato Rolando in buone condizioni, anche se ha passato quasi due mesi in carcere, è comunque fiducioso che gli venga riconosciuta l’attenuante della legittima difesa». A parlare è un operaio teramano, presente il giorno della rissa tra Rolando Di Gregorio, falegname 56enne di Roseto, e l'imprenditore calabrese Francesco Sciammarella, 76 anni, costata la vita al 76enne.

L’altro ieri, prima di tornare in Italia, l’uomo è andato a trovare Di Gregorio nel carcere di Las Tunas, a Cuba, per portargli farmaci e cibo.

Racconta che il falegname è detenuto in una sezione dove ci sono tutti stranieri in celle singole, sorvegliati a vista. «Mi hanno detto che gli europei e gli americani che vengono arrestati a Cuba sono tenuti separati dai cubani per timore che possano essere aggrediti dai carcerati locali o coinvolti in risse, così da evitare casi diplomatici». Quanto al falegname detenuto, l’amico aggiunge: «Rolando mi ha anche detto che lunedì il suo avvocato presenterà la terza istanza di scarcerazione su cauzione, ovviamente senza espatrio, almeno fino alla fine del processo». Le richieste di scarcerazione su cauzione, come aveva spiegato in precedenza il console dell’ambasciata italiana all’Avana alla moglie di Di Gregorio, sono tre, quindi questo sarebbe l’ultimo. Anche in questo caso, come nei precedenti, la jefatura della fiscalía (i giudici cubani) ha cinque giorni per dare una risposta. «E comunque Rolando, anche se gli dovessero negare i domiciliari per la terza volta, guarda avanti con fiducia – dice ancora l’operaio teramano – perché gli hanno spiegato che il processo inizierà, come prevede la legislazione cubana, tra il 55esimo e il 90esimo giorno dall’arresto. Quindi manca davvero poco».

IL TESTIMONE


L’operaio teramano dice, inoltre, di aver incontrato a Las Tunas un altro testimone presente il giorno dell’omicidio, un ex ufficiale dell’esercito in pensione, che è stato sentito sia dalla polizia cubana e dai giudici locali. Secondo il testimone, Rolando non sarebbe responsabile di omicidio, ma avrebbe agito solo per legittima difesa. Infine, ha raccontato come si sono svolti i fatti lo scorso primo marzo: Sciammarella, qualche settimana prima, aveva dato 120.000 pesos a Rolando, l’equivalente a 500 euro, perché in quanto falegname avrebbe dovuto realizzare quattro porte nella sua casa. Quella sera, poco prima dell'ora di cena, l'operaio ha incontrato il calabrese in un ristorante vicino casa sua e immediatamente gli ha chiesto indietro i soldi, Rolando era disponibile a restituiti la somma in pesos, come era stato pagato. Tuttavia Sciammarella li voleva in euro. A quel punto, dalle parole si è passati ai fatti: Di Gregorio è stato colpito tre volte con il casco in faccia, poi avrebbe cercato di scappare, ma il calabrese lo ha raggiunto e dopo una breve colluttazione, il falegname gli avrebbe dato una spinta e l’imprenditore è caduto indietro battendo la testa. «Erano le 20, orario di Cuba, il calabrese, che non conoscevo perché era la mia prima volta a Cuba, è morto alle 5 del mattino in ospedale», conclude l’operaio teramano.

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