Concessioni balneari, la denuncia degli operatori pontini: «Riforma subito, basta caos e incertezza»

Gianfilippo Di Russo
di Monica Forlivesi
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Venerdì 3 Maggio 2024, 00:15

“Il Consiglio di Stato dice stop alle deroghe sulle concessioni balneari, subito le gare”. Da una paio di giorni rimbalza questa notizia, i titoli - parola più parola meno - sono di questo tenore. La sentenza nasce dal ricorso - nel 2023 - di un’imprenditrice di Parma, che dopo aver rilevato uno stabilimento balneare a Rapallo ha avviato un contenzioso con il Comune ligure che aveva deciso di non trasferirle la licenza. Per il Consiglio di Stato non ci sono i presupposti giuridici per mantenere lo status quo, proprio perché stiamo parlando di un bene che rientra tra le risorse naturali scarse. Per cui va applicata la Bolkestein e si deve andare verso un’assegnazione con procedura trasparente e per una durata limitata, senza rinnovo automatico. La sentenza ha generato un vespaio e, ovviamente, allarmato tanti operatori del settore balneare, quelli pontini compresi.

«Guardi mi fermano anche per strada per chiedermi se è vero che partiranno subito le gare - dice Gianfilippo Di Russo, presidente provinciale Cna balneari - Ma insomma sarebbe assurdo, questa è una sentenza e come tale ha valore tra le parti. Giorni fa c’è stata una sentenza di segno diametralmente opposto, del Tar di Bologna, abbiamo studiato la situazione con i legali del sindacato e abbiamo trovato tantissimi casi diversissimi tra di loro. Un caos».

È necessario riordinare l’intera materia per dare certezze al settore. Di fatto la sentenza di Rapallo rappresenta un nuovo capitolo della giustizia amministrativa per colmare il vuoto normativo lasciato dal governo che non ha ancora approvato una norma di riordino sulle concessioni balneari. «Il punto è proprio questo - sottolinea Di Russo - non possiamo andare avanti a colpi di sentenze, serve l’intervento del legislatore, i Comuni da una parte sono pressati dalla necessità di regolamentare, prima con le deroghe al 31 dicembre 2024 delle concessioni e ora con la necessità di indire le gare, ma anche su questo non ci sono indicazioni chiare e univoche, in questo clima di incertezza per gli operatori è difficile lavorare».

Ed è difficile investire, tanto che è tutto fermo o quasi. «Certo - risponde il presidente - io stesso ho fermato un investimento che avevo in programma perché in caso di gara gli indennizzi - e anche questo è un capitolo ancora tutto da definire - potrebbero includere solo gli interventi di manutenzione ordinaria e non quelli di manutenzione straordinaria, è chiaro che in queste condizioni mi sono dovuto fermare. Servirebbe un piano pluriennale in modo da poter pianificare investimenti e progetti».

Cosa chiedete come categoria? «Sì al riordino, al riequilibrio di tutta la situazione, ma siamo contrari alle aste. Non è possibile che se io gestisco una struttura da anni, ho lavorato seriamente, pagato tutto quello che mi competeva, non sono mai stato sanzionato per nessuna irregolarità tutto questo non abbia alcun valore, non se ne tenga conto... Non ha senso. Chiediamo che ci sia una riforma del settore, non vogliamo sottrarci, ma che venga effettuata con solerzia e in modo chiaro».

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