Fegato, così proteggiamo la nostra fabbrica di energia

Smistare, processare e immagazzinare le sostanze nutrienti eliminando le tossine: ecco i compiti del fegato. Le sue malattie sono asintomatiche. Per questo sono fondamentali un sano stile di vita e analisi periodiche

Fegato, così proteggiamo la nostra fabbrica di energia
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 11 Gennaio 2024, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 07:45

È uno degli organi più importanti del corpo, indispensabile e insostituibile.

E subito dopo la pelle, il fegato è anche il più voluminoso con i suoi circa 2 chili di peso. Situato nell’addome, in alto a destra, subito sotto la cupola del diaframma e le costole, è composto da due lobi principali (destro e sinistro) e due accessori (caudato e quadrato). 

Il fegato è una vera e propria “fabbrica”, attiva 24 ore al giorno e oltre che da impianto produttivo e di processamento, funge anche da “magazzino”. Tra le tante sue funzioni, c’è quella di filtrare il sangue che arriva dall’intestino attraverso la vena porta e dalla circolazione generale attraverso l’arteria epatica. 
In questo modo, al fegato arrivano ossigeno, varie sostanze e nutrienti (carboidrati, grassi, proteine, vitamine) che provvedere a smistare, processare e immagazzinare. I carboidrati vengono metabolizzati e immagazzinati negli epatociti, come glicogeno, un’importante riserva di energia. Nel sangue che arriva al fegato possono esserci anche sostanze tossiche che vengono immediatamente individuate, neutralizzate ed eliminate perché non facciano danni all’organismo. 

IL FILTRAGGIO

In questo processo di filtraggio selettivo vengono rimossi dalla circolazione anche i globuli rossi vecchi, riciclando il ferro in essi contenuto. Il fegato produce una serie di proteine implicate nella coagulazione del sangue, nel trasporto di acidi grassi e colesterolo (che serve nella costruzione di tanti di ormoni) e preziose proteine di trasporto, come l’albumina. 
Gli epatociti producono anche la bile che viene convogliata nella colecisti, un piccolo contenitore appeso alla superficie inferiore del fegato, che si svuota nell’intestino al passaggio del cibo ingerito, facilitando la digestione dei grassi. Attraverso la bile inoltre il fegato elimina anche le tossine
Perché questo complesso meccanismo non si inceppi, è necessario trattare bene il nostro fegato, evitando di ingolfarlo con un eccesso di cibo o con sostanze tossiche, dall’alcol, ai farmaci.

Se all’organo arriva un carico eccessivo di tossine, questo lo può mandare in tilt nell’immediato (insufficienza epatica acuta, come a seguito di un avvelenamento da funghi o da overdose di paracetamolo o da infezione acuta da virus) o lentamente (insufficienza epatica cronica, come per abuso cronico di alcol o per infezione da virus dell’epatite B o C). 


I DANNI

In genere i danni al fegato si sviluppano seguendo alcuni stadi, passando cioè da una condizione di normalità, alla steatosi (accumulo di grasso), per poi proseguire verso la fibrosi (una serie di minuscole cicatrici che rimpiazzano di epatociti danneggiati), che può arrivare a sovvertire completamente architettura e vascolarizzazione del fegato, portando alla cirrosi, una condizione irreversibile. A quel punto il fegato avrà perso quasi del tutto la capacità di sintesi e di rimozione delle tossine e il trattamento sarà solo di supporto e mirato a limitare le complicanze (insufficienza epatica, ascite, encefalopatia). L’unico trattamento definitivo della cirrosi e dell’epatocarcinoma (che può insorgere su una condizione di cirrosi) è rappresentato dal trapianto. 
Il fegato insomma è un organo incredibile, da trattare con riguardo. La maggior parte delle sue malattie non dà sintomi, almeno in fase iniziale. È dunque importante ricordarsi di includere gli esami di funzionalità epatica nei check-up periodici, per valutare che sia tutto a posto. 

LE ANALISI

Gli esami del sangue per studiarne la funzionalità sono le transaminasi (ALT, AST) enzimi che vengono rilasciati nel sangue dalle cellule epatiche se infiammate o danneggiate, fosfatasi alcalina, bilirubina (se elevate sono segno di una congestione del fegato, causata ad esempio da calcoli nella colecisti o nelle vie biliari), albumina, tempo di protrombina (valutano la capacità di sintesi del fegato). 
Se questi esami sono alterati il medico prescriverà esami di imaging come ecografia epatica, elastografia (valuta il grado di fibrosi presente nel fegato), TAC e colangio-RMN. Per studiare la presenza di un tumore o la presenza di altre patologie e la loro gravità (cirrosi, emocromatosi, colangite, epatite autoimmune, malattia di Wilson, NASH, epatite cronica da virus B o C) si può ricorrere alla biopsia epatica, che consiste nel prelevare un campione di tessuto per analizzarlo.

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