Rifiuti, favori e corruzione 6 anni a Flaminia Tosini

Flaminia Tosini
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Mercoledì 8 Maggio 2024, 05:20

Rifiuti e favori, condannati a 6 anni di reclusione Flaminia Tosini e Valter Lozza. Ieri la sentenza del collegio del Tribunale di Roma sul giro di corruzione tra l’ex direttrice regionale delle politiche ambientali e l’imprenditore del settore dello smaltimento. La sentenza è stata decisa dai giudici della II sezione collegiale hanno inoltre dichiarato i legali rappresentanti delle società Ngr Srl (società proprietaria della cava a Monte Carnevale) e 'Mad Srl' colpevoli dell’illecito amministrativo previsto dal decreto legislativo 231 del 2001 condannandoli al pagamento ciascuno di una sanzione di 30.900 euro. Nei primi mesi del 2021 Tosini e Lozza, per questa vicenda, finirono agli arresti domiciliari, accusati a vario titolo di concussione, corruzione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente.

Il procedimento nasce dall’indagine sulla discarica per i rifiuti inerti di Monte Carnevale. Secondo quanto ricostruisco dagli investigatori l’imprenditore e Walter Lozza, grazie alla dirigente Tosini difesa dagli avvocati Marco Valerio Mazzatosta e Arianna Morelli, aveva ottenuto indebitamente l'autorizzazione per la trasformazione della discarica a nuovo sito di smaltimento dei rifiuti derivanti dal trattamento di Rsu della Capitale. Una pratica, che secondo gli inquirenti, era stata consolidata e messa in atto più volte. «La Tosini - aveva scritto la gip Annalisa Marzano nell’ordinanza del marzo 2021 - non contenta, orientava le determinazioni regionali, in tema di rifiuti, agli interessi dell'amico imprenditore che gestiva anche le discariche di Civitavecchia e Roccasecca».

Durante il dibattimento la dirigente e l’imprenditore hanno spiegato la loro posizione, fornendo una versione dei fatti completamente diversa. «I regali ricevuti da Lozza - è la sintesi di quanto detto da Tosini ai magistrati - non erano un pagamento dei favori, ma uno scambio tra amici, nel quale a mia volta ho fatto dei regali a lui, come ad esempio una tuta da sci. Nessuna relazione da amanti. E quanto a Monte Carnevale, era già stato deliberato che rientrasse nella assoggettabilità al Via, anziché a una più estesa valutazione di impatto ambientale, non essendo peraltro ancora chiusa la conferenza di servizi per il definitivo via libera al sito».

Al contrario, la pubblica accusa ha sostenuto che «l'intero dipartimento della Regione Lazio, cruciale per la salvaguardia dell'interesse ambientale del territorio laziale, a causa delle condotte illecite poste in essere dalla sua dirigente è stato totalmente ripiegato sugli interessi privati di Lozza».Una posizione durissima che ha portato il pubblico ministero a chiedere 4 anni di reclusione. «L’imputata - hanno spiegato gli inquirenti -, con una straordinaria astuzia e inconsueta disinvoltura, ha manipolato la procedura amministrativa volta alla individuazione della prossima discarica di rifiuti solidi urbani della Capitale e lo faceva ricorrendo ad indebite scorciatoie». E ieri il finale ancora più duro. Una sentenza di condanna a 6 anni che i difensori sono già certi di voler appellare. Ma prima attendono le motivazioni, dei giudici romani che arriveranno solo tra qualche mese.

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