Pasta, oggi 25 ottobre è la giornata mondiale: migliora l'umore e la qualità del sonno, utile nelle diete. Le 350 varietà

E' l'alimento simbolo del nostro Paese. Se mangiata al dente, rende sazi e non provoca picchi glicemici

Pasta, oggi 25 ottobre è la giornata mondiale: migliora l'umore e la qualità del sonno, utile nelle diete. Le 350 varietà
di Maria Rita Montebelli
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 25 Ottobre 2023, 07:56

Quella di oggi sarà una delle giornate più allegre dell’anno. Il 25 ottobre si celebra la Giornata mondiale della pasta, uno degli alimenti più amati a tutte le latitudini.
Una Giornata allegra perché la pasta è in grado di contribuire al buon umore. E il motivo è tutto nel cervello. Un buon piatto di pasta - nata in Cina, la pasta oggi evoca immediatamente l’Italia dove, secondo alcuni, sarebbe arrivata grazie a Marco Polo - non è solo re della tavola e una gratificazione per il palato che fa bene alla convivialità. Contribuisce alla serenità e al sonno notturno, perché favorisce la sintesi rispettivamente di serotonina, l’ormone del buon umore e della melatonina. 


LE VARIETÀ
Se è difficile incontrare qualcuno che in vita sua non abbia mai gustato un piatto di pasta, di certo è molto più facile imbattersi in chi la porta a tavola più volte a settimana (il 99% degli italiani), senza mai annoiarsi.

Visto che ne esistono oltre 350 varietà. Oltretutto estremamente versatili. C’è chi la mette nelle zuppe, chi nelle insalate, chi la gusta al forno e chi da sola, con salse al pesce o ragù. 


Ma fa anche bene? Ebbene sì, a patto di non esagerare con le quantità (60-70 grammi se si è a dieta) e con i condimenti. Le salse a base di panna o di besciamella sono ricche di calorie e di grassi. Meglio andare su sughi freschi (o conserva di pomodoro) con un cucchiaino di olio d’oliva. La pasta contiene soprattutto carboidrati, ma anche un 15% circa di proteine. Il suo elevato livello di carboidrati la rende un alimento molto utile per chi fa sport perché permette di rigenerare le riserve di glicogeno muscolare. 


È anche amica del microbiota, cioè di quei miliardi di batteri intestinali che possono diventare alleati o nemici della nostra salute. «La pasta – spiega Francesco Visioli, professore di Nutrizione Umana dell’università di Padova - contiene delle fibre solubili, in grado cioè di sciogliersi in acqua, formando una sorta di gel nell’intestino, che lo mantiene elastico e in buona salute. La pasta inoltre permette di veicolare altre sostanze nutrienti, come i polifenoli, preziosi antiossidanti, contenuti nelle verdure che possiamo trovare in alcuni sughi». 


Per fare il pieno di fibre, ancora meglio sarebbe consumare la pasta in versione integrale e abbinarla a verdure o legumi. Questa ha qualche caloria in meno della pasta normale, contiene molta più fibra, aiuta ad avere maggiore sazietà e aiuta la regolarità intestinale. Contrariamente a quanto si possa pensare, un piatto di pasta sta bene anche nelle diete ipocaloriche perché tra l’altro “riempie” e tiene a bada la fame per molte ore. 
Il consiglio è di consumarla in un solo pasto al giorno. I carboidrati non impediscono affatto di perdere peso e un piattino di pasta con pomodori freschi, aglio, basilico e olio d’oliva nutre e rende meno dura la dieta. Semaforo verde anche nell’alimentazione delle persone con diabete, ma in questo caso, meglio consumarla al dente perché così si riduce il suo indice glicemico (una misura di quanto rapidamente il glucosio viene assorbito in circolo).

 
IL MAIS
Anche le persone affette da celiachia o intolleranza al glutine possono gustare un bel piatto di pasta, anche se non di grano duro, ma di mais, riso o quinoa.
Ricordiamo che con diete restrittive senza carboidrati avviene un dimagrimento a carico della massa magra; introducendo la pasta, associata alle proteine e alle fibre, si ottengono risultati migliori e più salutari. La pasta, insomma, è un alimento sano, ecosostenibile, nutriente, tutte caratteristiche che ne fanno la base ideale per qualunque regime alimentare, oltre che un pilastro della cucina italiana e della dieta mediterranea. Tra i suoi vantaggi anche un prezzo molto contenuto e la possibilità di conservarla a lungo in dispensa. La pasta secca dura infatti dai 24 ai 36 mesi, ma se ben conservata (in un luogo fresco e asciutto lontano da fonti di calore) si può consumare anche per un anno o due dopo la data di scadenza.


Al contrario, la pasta fresca ha una durata di pochi giorni, anche se il Cnr insieme all’università Aldo Moro di Bari hanno messo a punto un sistema per aumentarne la data di scadenza aggiungendo all’impasto probiotici antimicrobici. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology.


GLI INGREDIENTI
Guardando al futuro, secondo i pastai di Unione Italiana Food, emerge un’apertura al cambiamento tra gli italiani. Dalle cotture più veloci per consumare meno energie alle nuove scatole. Il 59% prevede l’introduzione di nuove tipologie di pasta con farine o ingredienti alternativi, mentre il 52,6% auspica confezioni più ecologiche e biodegradabili.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA