Ustica, debiti risolti con soldi dei risarcimenti per strage: sequestrati 130 milioni di euro e indagati due ex amministratori compagnia aerea

Soldi utilizzati per acquisire il pacchetto di maggioranza in Itavia

Ustica, ripianano debiti con i soldi dei risarcimenti per la strage: sequestrati 130 milioni di euro e indagati due ex amministratori compagnia aerea
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Mercoledì 8 Maggio 2024, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 14:32

Due ex componenti del consiglio di amministrazione della compagnia aerea del Dc-9, l'aereo del caso Ustica, avrebbero coperto i loro debiti contratti per acquisire la società col patrimonio derivante dai risarcimenti per la strage: la cifra è considerevole perché sono 130 milioni di euro.

Strage Ustica, soldi dei risarcimenti usati per ripianare debiti

Sono contestati diversi reati dalla Procura di Milano e in queste ore sta intervenendo il Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza per  eseguire un sequestro per circa 130 milioni di euro, emesso appunto dal gip di Milano, nei confronti di «due componenti pro-tempore del cda della società Aerolinee Itavia Spa», compagnia del Dc-9 di Ustica.

Si tratta di Jacopo Di Stefano e Marco Scorzoni. 

Si indaga su «atti di disposizione patrimoniale sui beni» della spa, spiega la Procura, «da parte degli amministratori che hanno ottenuto il controllo della gestione di Itavia».

Avrebbero «azzerato il patrimonio aziendale» derivante «dai risarcimenti corrisposti» alla spa «dai Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti» per la strage di Ustica del 1980. 

Il finanziamento da 130 milioni di euro veniva, secondo l’accusa, «utilizzato anche per estinguere il prestito bancario utilizzato proprio per acquisire il pacchetto di maggioranza in Itavia rafforzando in tal modo la loro posizione all’interno della stessa». Queste operazioni societarie sono state già oggetto di censura da parte della magistratura civile la quale, nell’aprile 2023, aveva nominato un curatore speciale che «fin dal maggio 2023 evidenziava l'irregolarità delle due operazioni di finanziamento in danno della società, dei soci di minoranza e dei creditori».

Alla luce di quanto evidenziato dal curatore, «la tutela del patrimonio della società veniva affidato ad un amministratore giudiziario».

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Ustica, i reati ipotizzati vanno dal riciclaggio all'appropriazione indebita

Le indagini coordinate dalla procura di Milano hanno così permesso di individuare come «le somme, derivanti dal finanziamento di 130 milioni di euro erogato da Itavia a beneficio di una holding finanziaria facente capo ai due indagati, siano state reimpiegate per finalità estranee alla concessione della citata linea di credito».

Sono allo stato indagati i due ex amministratori, l'ex liquidatore nonché i sindaci, «questi ultimi per aver omesso qualsiasi controllo sulle situazioni di conflitto di interesse e non aver adottato i provvedimenti previsti per legge idonei ad impedire i citati eventi».

I reati ipotizzati sono: riciclaggio, infedeltà patrimoniale e appropriazione indebita. La pm che indaga è Bruna Albertini.

Ma di cosa sono accusati? In sostanza, i due ex amministratori avrebbero coperto parte dei debiti che avevano contratto per scalare la spa, e diventare azionisti di maggioranza, svuotando il patrimonio della società di parte dei risarcimenti ottenuti dai ministeri per la strage di Ustica.

Risarcimenti che erano stati in totale di circa 330 milioni di euro. In particolare, coi soldi di Itavia, secondo l'accusa, avrebbero finanziato per 130 milioni di euro una società a loro riconducibile «per estinguere il prestito bancario utilizzato proprio per acquisire il pacchetto di maggioranza in Itavia». 

Anche spese di lusso contestate dalla pm

Le operazioni contestate dalla pm Albertini sono ritenute «a discapito di Itavia», compagnia aerea, in amministrazione straordinaria fino al 2022 e poi in liquidazione, le cui «vicende societarie» sono «inevitabilmente segnate dalla strage di Ustica» e che nel 2020 era stata risarcita dai ministeri della Difesa e delle Infrastrutture per 330 milioni di euro. E sono operazioni grazie alle quali gli ex amministratori si sarebbero pagati, tra l'altro, anche acquisti di orologi di lusso, come Rolex, e gioielli per oltre 600mila euro, ma anche spese in boutique e alberghi. Così il gip di Milano Angela Minerva chiarisce il quadro dell'inchiesta del pm Bruna Albertini, condotta dal Nucleo speciale polizia valutaria della Gdf, nel decreto di sequestro preventivo per quasi 130 milioni di euro a carico degli ex amministratori e in particolare di società a loro riconducibili del gruppo Jds.

In particolare, gli accertamenti della Gdf hanno permesso, come si legge, «di riscontrare 'il giro del denaro'" di due finanziamenti di ottobre e dicembre del 2022 a favore della Jds-Fin Holding, uno da 130 e l'altro da 45 milioni di euro, con soldi presi con bonifici dalle casse di Itavia. Dopo questi bonifici ci sarebbero state, fino al settembre 2023, «numerose operazioni in uscita» per quasi 180 milioni di euro. 

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