Cervicale, il dolore è solo un falso mito: quel male si chiama cervicalgia (e i nervi accavallati non esistono)

La guida della Società italiana di ortopedia e traumatologia contro i luoghi comuni

Dolore alla cervicale? È solo un falso mito. Quel male si chiama cervicalgia (e i nervi accavallati non esistono)
di Maria Rita Montebelli
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 07:59

«Mi fa male la cervicale». Risponde l’ortopedico: «Non esiste». «Mi si è accavallato un nervo». Risponde l’ortopedico: «Impossibile». Luoghi comuni e fake news abbondano in tutti i campi della medicina e l’ortopedia non fa certo eccezione. Per questo, la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia ha deciso di sgombrare il campo dai falsi miti, per evitare che, consolidandosi, diventino verità di popolo. È il caso, appunto, della “cervicale” che crea problemi come del nervo “accavallato”. O ancora del fatto che solo i tacchi alti facciano male alla salute del piede e della colonna. E che Tac o risonanze si debbano fare sempre e comunque.

L’INFIAMMAZIONE

Posto che di certo tutti hanno le sette canoniche vertebre cervicali, in Medicina, puntualizzano gli specialisti, non esiste alcun disturbo che vada sotto il nome di “cervicale”. «Semmai si deve parlare più correttamente di “cervicalgia” o di dolore cervicale - spiega Alberto Momoli, Presidente della Società italiana di ortopedia e Traumatologia e Direttore UOC Ortopedia e Traumatologia, Ospedale San Bortolo, Vicenza - per indicare un dolore o un’infiammazione nella zona posteriore del collo, causati da vari fattori.

Causati da stress, scarso esercizio fisico, eccessivo utilizzo di smartphone o tablet. 

Ma anche eventi climatici, freddo e umidità o traumi, come il colpo di frusta, alterazioni posturali, artrosi o discopatie».Sempre nel campo dei dolori, molto frequente è l’espressione “mi si è accavallato un nervo”, un sempreverde, valido per tutte le parti del corpo dove compaia una fitta lancinante e improvvisa. «Molto spesso – aggiunge il professor Momoli – queste forme di dolore sono dovute ad una contrattura muscolare, che va a comprimere un nervo. Senza “accavallarlo”. In questo caso, oltre al dolore, potranno avvertirsi un intorpidimento della zona, formicolii, bruciori o sensazione di aghi piantati nel muscolo».

L’IMMAGINE

Altra nuova certezza da rivedere e correggere: «Tac e Risonanza Magnetica sono meglio della radiografia». Da qui la pioggia inutile di esami. Spesso decisi dai pazienti stessi senza il consiglio del medico. Non esiste un esame migliore di un altro, precisano gli ortopedici, in generale, si tratta di metodiche differenti tra loro, scelte e prescritte dal medico specialista a seguito di un’accurata valutazione della patologia. «In genere, la semplice radiografia - commenta Momoli - che utilizza radiazioni ionizzanti come quelle della Tac, ma a dosaggio decisamente inferiore, consente di diagnosticare traumi e patologie ossee ed è il primo esame da eseguire in caso di sospette fratture».

LA RICERCA

Uno studio pubblicato lo scorso anno dal gruppo del professor Nicola Montano, Ordinario di Medicina Interna all’Università di Milano, in Italia si fanno almeno 700.000 risonanze di troppo, in pratica 1 su 5. E tra queste, a rischio inappropriatezza sono spesso le muscolo-scheletriche: quelle inutili sarebbero ben a 300 mila l’anno. Le risonanze magnetiche inutili sono quasi il 30% del totale, secondo la Società italiana di radiologia medica.

Anche se grazie a Jannik Sinner il tennis tricolore sta vivendo un momento di gloria, ma non tutte le persone affette da “gomito del tennista”, sono epigoni del campione altoaltesino. «Il cosiddetto gomito del tennista – spiega il professor Momoli – consiste nell’infiammazione dei tendini dei muscoli estensori dell’avambraccio, che si collegano alla sporgenza ossea laterale del gomito, detto anche epicondilite laterale e ci permettono di sollevare la mano e il polso. Oltre agli amanti della racchetta, questa infiammazione può interessare chi esegue in modo ripetitivo alcuni movimenti della mano, del polso e dell’avambraccio». 

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L’AVAMBRACCIO

Stesso discorso vale per il cosiddetto “gomito del golfista” o “epitrocleite”, che colpisce anche di chi fa sollevamento pesi o i lavoratori manuali che compiono azioni ripetitive. In questo caso si tratta di un’infiammazione dell’inserzione dei muscoli flessori dell’avambraccio, a livello della prominenza ossea (epitroclea) della parte interna del gomito. 

Infine i tacchi. «Se quelli alti - ammette il Presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia - possono causare lesioni alla caviglia e al piede da microtraumi o alluce valgo, se associati a scarpe a punta stretta, anche le scarpe completamente prive di tacco possono causare disturbi al tallone da fascite plantare e avere effetti negativi sulla colonna. Meglio scegliere un tacco di 2 cm per gli uomini e di 4-5 cm per le donne».

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