Tumore, vaccino a mRna contro il melanoma sarà pronto tra tre anni. «Studio registrativo in corso»

Curigliano, docente di oncologia medica all’Università di Milano: «Sono convito che il vaccino a mRna contro il melanoma arriverà con certezza a una registrazione»

Tumori, vaccino a mRna contro il melanoma sarà pronto tra tre anni. «Studio registrativo in corso»
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Venerdì 19 Aprile 2024, 17:44

Tumori, un vaccino a mRna contro il melanoma potrebbe essere pronto in tre anni. A confermarlo all'Adnkronos Salute è Giuseppe Curigliano, docente di oncologia medica all’Università di Milano, a margine della presentazione del 4th Italian Summit On Precision Medicine, evento che si apre oggi a Roma organizzato Fondazione per la medicina personalizzata (Fmp). «Sono convito che il vaccino a mRna contro il melanoma arriverà con certezza a una registrazione. I tempi non saranno lunghi, c'è uno studio registrativo in corso, ma ci vorranno almeno 3 anni», ha detto Curigliano

«Questa tecnologia avrà impatto anche su altre due patologie, i tumori polmonari e quelli mammari triplo negativi, sui quali ci saranno presto studi», continua Curigliano ricordando che di questa metodologia molto innovativa «sviluppata per i vaccini, abbiamo visto i benefici contro il Covid.

E in alcune malattie oncologiche darà sicuramente un forte contributo».

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Come funziona

Si tratta di prodotti che «utilizzano mRna sintetici progettati per “istruire” il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamate 'neoantigenì, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate», spiega Paolo Ascierto, presidente del convegno e direttore del Dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative del Pascale.

La mortalità

Lo scopo del vaccino «non è quello di prevenire la malattia - precisa - ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore». I dati a 2 anni dalla somministrazione del vaccino a mRna contro il melanoma - ricorda una nota - mostrano una riduzione del rischio di recidiva o morte del 44% in chi lo ha ricevuto in combinazione con il farmaco immunoterapico pembrolizumab. «Ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati di quest'ultima fase clinica - puntualizza Ascierto - La nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili». 

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