Liste d'attesa, come risolvere il problema dei tempi lunghi: dall'incremento del personale al caricamento delle informazioni online, il piano

Come confermato dalla presidente Giorgia Meloni, nelle prossime settimane il governo presenterà un nuovo piano

Liste d'attesa, come risolvere il problema dei tempi lunghi: dall'incremento del personale al caricamento delle informazioni online, il piano
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 29 Marzo 2024, 08:13

«È possibile risolvere il problema delle liste di attesa in tempi non così lunghi. Il governo nella manovra oggettivamente ha aumentato le risorse e modificato i tetti di spesa per le prestazioni garantite dalle strutture sanitarie private accreditate. Ma molto dipenderà anche da come le Regioni applicheranno le indicazioni del governo. Teniamo però conto che gli italiani, quando riescono ad accedere al sistema sanitario nazionale, sono in larga maggioranza soddisfatti». Queste parole sono di Barbara Cittadini, presidente di Aiop, l'associazione italiana ospedalità privata, che rappresenta 534 strutture in tutto il Paese per un totale di 59mila posti letto, di cui 53mila accreditati. L'altro giorno, in un convegno al quale ha partecipato anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, la presidente Cittadini ha presentato il ventunesimo rapporto "Ospedali & Salute", realizzato in collaborazione con il Censis.

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Gli obiettivi

Nello stesso giorno la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ospite di una trasmissione televisiva su Rete 4, ha confermato che nelle prossime settimane il governo presenterà un piano per ridurre le liste di attesa. I contenuti sono stati anticipati dal Messaggero: si punterà su un incremento del personale, degli orari di apertura di studi medici e laboratori e soprattutto su una messa in rete in tempo reale delle informazioni. «Il report che abbiamo presentato - osserva Barbara Cittadini - fa emergere alcuni dati importanti. L'89 per cento degli italiani considera il Servizio sanitario nazionale un pilastro della nostra società e il 90,5 ritiene positiva o comunque sufficiente la qualità delle prestazioni ricevute. In sintesi: quando il cittadino-paziente riesce ad accedere al servizio sanitario molto spesso è soddisfatto, ma il vero problema è ottenere le prestazioni. Il 53,5 per cento dei cittadini affronta tempi di attesa eccessivamente lunghi rispetto all'urgenza delle proprie condizioni cliniche; il 37,4 trova liste bloccate o chiuse». L'effetto drammatico è che il 42 per cento dei cittadini con redditi bassi rinuncia a curarsi. Nella ricerca di Aiop emerge una Italia con velocità differenti: la percentuale di giudizi positivi delle prestazioni ricevute è alta nelle regioni del Nord-Est (76,4 per cento) e del Nord-Ovest (73,9), si abbassa al Centro (66,5) e al Sud e nelle Isole (54). Anche questo spiega un'altra distorsione: la migrazione sanitaria penalizza soprattutto le regioni del Sud. Osserva la presidente di Aiop: «Un altro dato fa pensare: il 40 per cento della popolazione è ricorso alle prestazioni sanitarie a pagamento e questo ovviamente penalizza i cittadini con problemi economici. Molti rinunciano alle cure».

Sistema misto

Dalla migrazione sanitaria, inoltre, deriva un effetto molto negativo, come spiega ancora Barbara Cittadini: «Le regioni che sono in piano di rientro sono quelle maggiormente in difficoltà, perché a causa dei limiti che devono rispettare non hanno potuto migliorare la risposta sanitaria dal punto di vista quantitativo.
E così i pazienti vanno in altre regioni, ma questo rappresenta una perdita di risorse, anche perché le regioni che non sono in piano di rientro hanno un tariffario più alto». Un dato: nel sistema sanitario nazionale, spiega il report di Aiop, i posti letto d'ospedale «sono al 69 per cento nella componente di diritto pubblico e nel 31 nella componente di diritto privato». «Il nostro è un sistema misto - dice Barbara Cittadini - e i cittadini, nella maggioranza dei casi, non vedono la differenza tra pubblico e privato accreditato». Bene, ma quale può essere il contributo delle strutture private accreditate al piano per ridurre le liste di attesa che si sono allungate con la pandemia? «Il governo ha modificato il tetto alla componente delle prestazioni del privato accreditato. Pensi che era stato immaginato ai tempi della spending review e lo fissava al dato consuntivo del 2011. Non potevamo erogare più prestazioni di tredici anni fa, quando tutto era molto differente. Ora per la prima volta c'è un incremento dell'1 per cento nel 2024, per arrivare al 4 nel 2026. Questo sarà utile e potremo giocare un ruolo importante nel piano sulle liste di attesa. Ma saranno decisive anche le scelte delle Regioni: è necessario agiscano in armonia con le indicazioni del governo. Inoltre, andrebbe rivista la normativa dei piani di rientro, che devono essere emergenziali, non strutturali».

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