Nell’immaginario comune sono concepiti come animali enigmatici e misteriosi: eppure nei gatti si possono classificare (e interpretare) ben 276 espressioni facciali, che i piccoli felini hanno sviluppato nel tempo attraverso più di 10mila anni di convivenza con l’uomo.
Un numero davvero elevato, considerato che gli scimpanzè, per esempio, ne hanno 357. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul magazine Behavioural Processes, frutto di 2 ricercatrici della Ucla (Università della California a Los Angeles), che hanno analizzato i video registrati in un Cat Cafè, tipo di locale, che si sta diffondendo anche in Italia, dove i clienti possono interagire con dozzine di felini.
COME ORIENTARSI
«Ai proprietari suggerisco di osservare i propri gatti, imparare a cogliere le loro espressioni e fare attenzione a ogni segno fuori dal consueto», spiega Laura Cutullo direttore sanitario del Centro olistico veterinario Naturaliter: «Anche tra gli animali ci sono individui più o meno espressivi, nei quali la mimica facciale può rivelare ciò che pensano e sentono molto bene, oppure poco o per nulla. Ogni persona che decide di vivere accanto a un gatto deve imparare a percepirne le differenti espressioni, per capire non solo gli umori (spesso mutevoli) del micio, ma anche ciò che, attraverso di esse, viene rivelato del suo stato emotivo e di salute». Per comprendere meglio i nostri gatti è bene tenere a mente che, per esempio, tendono a muovere i baffi e le orecchie verso un proprio simile durante le interazioni amichevoli e ad allontanarli in caso di ostilità. Altri segnali di allerta sono il leccamento delle labbra e le pupille ristrette. Attenzione all’espressione facciale “tirata”, con guance incavate, occhi più sporgenti o più socchiusi del solito, orecchie portate all’indietro o abbassate, pupille dilatate: il micio potrebbe manifestare un dolore o un problema di salute, ed è bene rivolgersi al veterinario.