La sindrome di chi vede il diavolo, pubblicate le prime immagini

La sindrome di chi vede il diavolo, pubblicate le prime immagini
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Venerdì 22 Marzo 2024, 14:54 - Ultimo aggiornamento: 15:17

Vedere il diavolo può essere una realtà per alcuni, ogni volta che si trovano a osservare il volto di un'altra persona. Questo accade a chi è affetto da prosopometamorfopsia, o Pmo, una condizione estremamente rara che altera la percezione dei tratti facciali altrui. Per la prima volta, grazie alla ricerca, abbiamo l'opportunità di vedere il mondo attraverso gli occhi di chi convive con questa sindrome. La prestigiosa rivista scientifica 'The Lancet' ha condiviso infatti le immagini, descrivendo il "caso unico" di un paziente Pmo che percepisce le persone come "demoni" quando le guarda direttamente, ma le vede nella loro forma reale quando osserva le loro fotografie. Attraverso il suo racconto, gli autori dello studio hanno potuto illustrare queste "visioni diaboliche" che per l'uomo, di 58 anni, rappresentano un vero e proprio incubo ad occhi aperti, simile a vivere in un film horror.

Cos'è la prosopometamorfopsia

La prosopometamorfopsia - termine di etimologia greca, dove "prosopo" sta per viso e "metamorfopsia" per visione distorta - è una malattia rara i cui sintomi possono durare «giorni, settimane o addirittura anni», spiegano i ricercatori del Dartmouth College citando un sito web dedicato alla sindrome, e variano da paziente a paziente: possono influenzare la forma, la dimensione, il colore o la posizione dei tratti del volto che si guarda. Quello pubblicato nella sezione "Immagini cliniche" di Lancet viene descritto come «il primo studio a fornire visualizzazioni accurate e fotorealistiche delle distorsioni facciali sperimentate da una persona con Pmo» quando osserva il prossimo. Mentre «la maggior parte dei pazienti Pmo vedono i visi distorti in ogni contesto», che li guardino dal vivo oppure in foto, l'uomo protagonista del nuovo lavoro «vede i volti senza distorsioni quando li visualizza su uno schermo o su carta - precisano gli scienziati - ma gli appaiono "demoniaci" se li osserva di persona».

I ricercatori hanno colto l'occasione, "reclutandolo" per il loro esperimento. Prima hanno fotografato il viso di una persona e poi, mentre il paziente guardava in faccia la stessa persona, gli hanno mostrato la foto su un computer. 

Elsevier Ltd

La diagnosi di schizofrenia

In questo modo gli scienziati ricevevano dal paziente feedback in tempo reale su come i tratti osservati sullo schermo differivano da quelli visti dal vivo. E guidati da lui, come poliziotti alle prese con lo schizzo di un identikit, grazie a un software hanno modificato la fotografia così da mostrare al mondo cosa vedono i malati di prosopometamorfopsia.  E lo vedono davvero, assicurano gli autori. «Diverse persone affette da Pmo, visitate da psichiatri, ci hanno raccontato di avere ricevuto una diagnosi di schizofrenia e di avere assunto antipsicotici. Quando il loro non è un problema mentale, bensì del sistema visivo», puntualizza Brad Duchaine, docente di psicologia e scienze del cervello, ricercatore del Social Perception Lab di Dartmouth e autore senior dello studio il cui autore principale è Antônio Mello, dottorando del Dipartimento di Scienze psicologiche e del cervello di Dartmouth. «E non è raro - rimarca Duchaine - che le persone con Pma non parlino agli altri di come vedono i volti per paura che lo considerino il segno di un disturbo psichiatrico». Con questa ricerca, gli autori sperano di far capire che esiste la prosopometamorphopsia e cos'è, sensibilizzando l'opinione pubblica e la comunità medica.

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