Sindrome del colon irritabile: gonfiori e celalea, non è solo mal di pancia. Ne soffrono soprattutto le donne

Sindrome del colon irritabile: gonfiori e celalea, non è solo mal di pancia. Ne soffrono soprattutto le donne
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 04:05

C'è chi parla di “colite spastica” e chi semplicemente di “mal di pancia”, per indicare quei dolori addominali ricorrenti, accompagnati da alterazioni dell’alvo (stipsi, diarrea o un mix dei due), gonfiore e tensione che, soprattutto dopo uno stress psico-fisico o un’infezione intestinale, si riaffacciano puntuali, mettendo a dura prova la qualità di vita e le interazioni sociali.

Gli esperti chiamano questa condizione, che interessa il 15-20% della popolazione, sindrome dell’intestino o del colon irritabile. A soffrirne sono soprattutto le donne tra i 20 e i 50 anni. La causa non è stata individuata con certezza, di certo concorrono a determinarla una predisposizione familiare, alterazioni del microbiota (disbiosi), infezioni intestinali, ma anche lo stress, problemi della sfera emotiva e sociali, intolleranza ad alcuni alimenti (quelli che producono gas), utilizzo improprio di farmaci (come antibiotici e anti-infiammatori).

A complicare la vita di chi ne soffre c’è il fatto che la sindrome dell’intestino o del colon irritabile spesso si associa anche a insonnia, cefalea, dolori alla schiena o pelvici, fibromialgia. La diagnosi si fa clinicamente andando a ricercare la presenza dei cosiddetti criteri di Roma. I problemi addominali devono essere comparsi da oltre 6 mesi ed essere stati presenti almeno 3 giorni al mese negli ultimi tre mesi, associandosi a due o più delle seguenti condizioni: miglioramento dei sintomi dopo l’evacuazione, alterazione della frequenza delle evacuazioni. A volte, celiachia e intolleranza al lattosio possono dare sintomi simili a questa sindrome. Per la diagnosi differenziale servirà effettuare un test del respiro al lattosio o ricercare con un prelievo di sangue la presenza di anticorpi anti-transglutaminasi (anti-tTG) e anti-endomisio (EMA). In caso di positività di questi ultimi, la diagnosi di celiachia potrà essere confermata da una duodeno-gastroscopia, con biopsia della mucosa duodenale.

I SINTOMI D’ALLARME

Nel caso invece in cui compaiono i cosiddetti sintomi d’allarme (esordio dei sintomi dopo i 50 anni, dimagrimento, anemia da carenza di ferro, sangue nelle feci, febbre, dolore che non migliora dopo l’evacuazione) questi vanno segnalati subito al medico, che provvederà a prescrivere una colonscopia per ricercare (o escludere) la presenza di polipi (ispessimenti della mucosa del colon verso l’interno delle viscere) o di lesioni tumorali. Un altro esame utile per evidenziare la presenza di alterazioni organiche è la Tac addome. 

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