«Quantitativi nella media e buona qualità». Il 2023 segnerà una ripresa decisa per il comparto delle nocciole. Spiega il presidente della Cpn (Cooperativa Produttori Nocciole) di Ronciglione, 145 imprese associate e un territorio di duemila ettari nell’area cimina, Settimio Discendenti come: «Dopo due anni molto complicati il settore vede la luce in fondo al tunnel». Nel 2021, infatti, a condizionare il raccolto erano state le violente grandinate primaverili; l’anno scorso, invece, la siccità e una crisi idrica feroce con pochi precedenti.
«Stavolta – spiega ancora Discendenti – la pioggia non è mancata e le piante hanno goduto di condizioni ottimali; il meteo, come bene sa ogni agricoltore, resta sempre un’incognita e lo sarà fino al momento della raccolta». Le ferite generate dagli eventi estremi deli biennio scorso sono, del resto, ferite ancora aperte: proprio i danni causati dal maltempo sono i responsabili del quantitativo di quest’anno che, seppure vivace, resta molto lontano dal livello raggiunto nella stagione record 2020.
«I danni e lo stress a cui le piante sono state sottoposte non si cancellano – continua Discendenti -, le coltivazioni devono avere il tempo di riprendersi: è come se uscissero da una lunga malattia e ora sono in convalescenza. La buona notizia è che il prodotto sembra avere caratteristiche molto buone».
Che, tradotto, significa: mercato potenzialmente più vantaggioso. «Un’idea sul prezzo non è possibile ancora averla – spiega però Discendenti – questo perché le quotazioni della nocciola sono soggette a diverse dinamiche legate, anche, a i livelli di produzioni esteri a cominciare da quelli della Turchia che rappresenta il nostro primo competitor».
Strappare un prezzo migliore rispetto ai 6,30 euro punto resa dello scorso anno (che a fronte di un prodotto scarso non poteva far contenti gli agricoltori) è un obiettivo che l’intero settore deve perseguire.
Le previsioni favorevoli che il presidente Discendenti illustra (a proposito, durante l’ultimo anno il numero di soci della CNP di Ronciglione è aumentato quasi del 10%), sono un segnale positivo per tutta la Tuscia; la corilicoltura, la produzione e vendita delle nocciole, vale infatti diversi punti del pil provinciale, oltre ad essere settore leader nell’esportazione con un fatturato che, ogni anno, vale milioni di euro: una lunga filiera che si portata dietro centinaia di posti di lavoro.