Bruno, solido, grande poco più di un foglio, incastonato in un mobile largo al punto da ospitare in cima un centrino e un vaso di fiori. Oppure tech, sottile come una rivista e ampio quanto la parete del salotto, o giù di lì.
E ancora: prima un lusso e poi un elettrodomestico sempre più irrinunciabile, essenziale, destinato col tempo a moltiplicarsi nelle case. Un compagno luminoso, con quel bagliore che sa di casa, a qualsiasi ora. Il prossimo anno il televisore sarà uno splendido centenario: nel marzo 1925, a Londra, l’ingegnere scozzese John Logie Baird organizzò nel suo laboratorio la prima trasmissione televisiva.
Era l’embrione del televisore elettromeccanico. Ma a prendere realmente piede fu quello elettronico, realizzato per la prima volta nel 1927 dall’americano Philo Farnsworth: fasci di luce su una superficie fotosensibile, era nato insomma il tubo catodico, celebre e imperituro cuore dell’elettrodomestico più amato. Il colosso dei televisori, dagli anni ‘30, fu la tedesca Telefunken. In Italia i primissimi esemplari erano marchiati Safar, con qualche anno d’anticipo però rispetto allo sbarco della televisione per tutti (o quasi): la messa in onda del Programma nazionale Rai è del 3 gennaio 1954. Quel mobiletto magico però costava, il boom economico non era ancora così capillare, e la tv fu emblema di benessere e rito collettivo, oggetto di condivisione, focolare domestico allargato, a casa del vicino, nel circolo cittadino, nella sezione del partito. I passi da gigante sono stati continui: il telecomando, il televisore a colori, a basso costo e in ogni stanza, lo schermo che s’allarga, appiattisce, assottiglia, dal tubo catodico a plasma, lcd e led, con qualche innovazione imperfetta, mancata o tradita. Fino alla smart tv, soffio di nuova vita grazie alla connessione internet integrata, che permette al televisore di non tramontare e di sintonizzarsi con tutti e tutto. Tempi compresi.