«Fatti dare il numero di Walter subito». È il 30 novembre del 2020 quando Simone Capogna, fratello di Fabrizio, narcotrafficante di lungo corso e da ultimo pentito “doc”, chiede alla compagna di recuperargli, e in fretta, il numero di telefono di Walter Garofolo, il 55enne gambizzato ieri alla Magliana. E perché lo cerca con insistenza? Perché quel Garofolo, stando a quanto accertato dal Gico della Guardia di finanza con l’operazione del “denaro volante” all’Esquilino - ovvero sul meccanismo che permetteva a diverse consorterie criminali di trasferire ingenti capitali all’estero grazie alla connivenza di un gruppo di cinesi - aveva preso parte a uno scarico cospicuo di droga (ben 134 chili di hashish) arrivati a Roma dall’estero. Hashish che il gruppo di Simone Capogna e Antonio Gala avrebbe poi dovuto cedere a un novero di albanesi. Succede però che quel 30 novembre uno degli acquirenti, che sapeva dov’era stata depositata la droga, viene arrestato perché trovato con dell’altro quantitativo di stupefacenti. Così il Gala con Simone Capogna si allarmano: hanno paura che il deposito venga scoperto e dunque si mettono subito a lavoro per trovare un’altra “retta”, ovvero un posto alternativo dove trasferire l’hashish. Al primo scarico erano in tre, Capogna lo ricorda bene e ricorda anche che ad essere presente è pure Garofolo. «Erano in tre allo scarico. Uno lo conosco, Walter ora trovo il modo di rintracciarlo», dice Capogna. E così fa per il tramite della compagna. Quando Capogna riesce a parlare con Garofolo gli dà un appuntamento: «ao’ sono io... vabbè ho chiamato da un altro numero..ci vediamo fra... che ore sono? Ci vediamo a meno un quarto là da Euronics, ok?». Nel mentre vanno avanti anche i messaggi fra Capogna e Gala. Il primo rassicurerà poi il secondo scrivendo: «Domani mattina sposto tutto, ho già appoggio nuovo». Bene. E trovato con l’aiuto di chi?
I legami
Che l’uomo colpito ieri mattina poco dopo le 9,15 in via Pian Due Torri 47, davanti all’autofficina dove a volte lavora come elettrauto, fosse in “affari” con il duo Gala-Capogna è dato oggettivo, considerati proprio i trascorsi accertati dai militari del Gico.
L’avvertimento
Ieri Garofolo non è stato ammazzato e anche per il tipo d’arma usata, una calibro 7,65, è ben chiaro come la gambizzazione sia nei fatti un “puro” avvertimento quasi certamente per questioni di droga. Due colpi, tanti i bossoli trovati sull’asfalto e pare un numero di targa segnato da qualcuno e ora nella mani della polizia di quella Fiat Panda nera con a bordo almeno tre persone. La vittima, ricoverata all’ospedale San Camillo, finora non ha aiutato gli inquirenti a chiarire i motivi dell’agguato che è stato comunque studiato. Se non altro perché il veicolo (che forse risulterà essere stato noleggiato) prima delle 9,15 era già passato, diverse volte, davanti all’autofficina.
I precedenti
Prima ancora degli “affari” con il gruppo di Antonio Gala e Simone Capogna, Garofolo era rimasto invischiato in un’altra operazione - condotta sempre dalla Guardia di finanza nel biennio 2008-2010 - che aveva poi portato la vittima, insieme al fratello, ad essere accusato di traffico internazionale di stupefacenti con un’ordinanza di custodia cautelare emessa nel 2011. All’epoca a finirci dentro fu anche Daniele Pezzotti, accusato dell’omicidio di Roberto Ceccarelli, l’imprenditore freddato a Prati nell’aprile del 2011 a poche settimane di distanza da un altro delitto, ancora oggi irrisolto, dopo ben 13 anni. Ovvero quello di Flavio Simmi.