Sos scuola a piazza Tevere, cortile invaso dagli alberi caduti e da oltre dieci giorni non c'è acqua potabile

Il parco giochi della scuola infantile e materna
di Emanuele Laurenzi
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Domenica 24 Marzo 2024, 00:10

RIETI - Alberi caduti per il maltempo cinque mesi fa, che giacciono abbandonati nel giardino che dovrebbe essere destinato alle attività per i bambini. L’acqua che non è più potabile da oltre dieci giorni, con i genitori che devono provvedere a rifornire i figli con bottigliette e borracce, arrivando anche ad autotassarsi per comprare la minerale da tenere in classe. E trovare qualcuno che risponda dalla direzione didattica o dal Comune per avere spiegazioni è un’impresa ai limiti dell’impossibile. E’ allarme abbandono alla scuola materna e dell’infanzia “Falcone Borsellino” di piazza Tevere, parte del comprensorio scolastico Giovanni Pascoli che ha la sede principale a Campomoro

La denuncia. «Da settimane chiediamo spiegazioni ma nessuno ci risponde», hanno spiegato alcuni genitori a Il Messaggero, aggiungendo: «Il giardino è inutilizzabile e da quasi due settimane non c’è acqua potabile. Abbiamo provato a chiamare in Comune, ma non ci sapevano dire qual è il dirigente responsabile. Dopo tanta insistenza ci hanno indicato un nominativo da contattare al magazzino comunale, ma al telefono nessuno risponde. L’unica spiegazione che ci hanno dato è che lì il telefono prende male». Una sorta di dialogo dell’assurdo che fa scattare un preoccupante allarme abbandono. 

I problemi. I primi problemi alla scuola di piazza Tevere erano iniziati il 6 novembre, quando la tempesta di vento che colpì Rieti causò il crollo di alcuni alberi nel giardino scolastico. «In quell’occasione – raccontano i genitori – intervennero i vigili del fuoco che spostarono alcuni rami e recintarono l’area.

Si decise di far realizzare un totem di legno su un tronco rimasto in piedi e poi ci dissero che sarebbero stati rimossi gli altri alberi». I tronchi sono diventato un monumento all’abbandono: da mesi sono circondati dal nastro bianco e rosso e, cosa piuttosto grave, oltre ad essere a ridosso dell’area giochi per i bambini, occupano quello che è tabellato come punto di ritrovo in caso di emergenza. 

L'ultimo inciampo. La situazione della scuola è degenerata il 13 marzo con quella che, è proprio il caso di dirlo, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Abbiamo ricevuto una circolare – dicono i genitori - che ci ha informato che il Comune, a seguito di interventi idraulici di manutenzione, aveva emesso il divieto di utilizzo dell’acqua per scopi potabili». Nel documento è spiegato che la decisione è «in via precauzionale», il che lasciava presupporre una verifica rapida, anche in considerazione del fatto che la scuola è dotata di mensa. Dopo dieci giorni nessuna risposta. I genitori e gli insegnanti hanno dovuto fare di necessità virtù: ogni bambino deve entrare a scuola con una borraccia piena, in alcune classi sono state comprate casse d’acqua e chi usa la mensa deve anche portare una bottiglia in più per i pasti. Eppure la presenza di bambini e i rischi connessi alla presenza di acqua non potabile suggerirebbero velocità e magari chiarezza verso i genitori. Magari iniziando col rispondere loro al telefono.
 

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